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Onjinaga, che si estende lungo il Rio Grande, città di confine tra il Messico e il Texas, si ritiene oltremodo ferita dalla guerra alla droga. E non è l’unica. Mentre la Commissione nazionale per i diritti umani ha già registrato 600 abusi da quando Calderon ha inviato 20 mila soldati lungo il territorio messicano per combattere i trafficanti di droga, il Procuratore Generale del Messico è convinto che questi casi siano solo degli episodi isolati. Un sondaggio pubblicato il 30 giugno dal quotidiano El diario of Ciudad Juarez riporta che soltanto il 18% di quanti vi vivono approvano la presenza dell’esercito in città. Due mesi fa, avrebbe risposto di sì il 65% degli intervistati. “So soltanto che le forze armate sono arrivate qua semplicemente per combattere il narcotraffico, e noi siamo d’accordo con tale obiettivo” si limita a dire il sindaco Cesar Carrasco, speranzoso “che tutte le autorità continuino a rispettare i diritti individuali di ogni cittadino di Ojinaga”.

Eppure varie testimonianze di aggressioni e perquisizioni improvvise da parte di soldati col passamontagna sono state raccolte dall’Associated Press durante una manifestazione contro la presenza dell’esercito. L’agenzia riporta ad esempio il racconto di Roberto, fermato ad un posto di blocco assieme ad altri 6 uomini. Roberto sostiene di essere stato picchiato, legato, bendato e trasportato ad una base militare dove, subendo varie torture, si è sentito ripetere ossessivamente la domanda: “dove hai nascosto la droga? dove hai nascosto la droga?”. Al dipartimento per i diritti umani dello Stato di Chihuahua non è stato concesso di rilasciare commenti, così come naturalmente agli ufficiali della base di Ojinaga.