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La maggioranza lo considera una punizione, una vendetta, un impedimento fisico a delinquere: ed è una visione legittima, è la cosiddetta funzione retributiva che c’è negli Stati Uniti e dove non ha senso prevedere indulti e semilibertà e condizionali e permessi vari, talché il problema del sovrappopolamento carcerario si risolve facendo più galere.

Volete davvero questo? Va bene, ma il fatto è che la nostra legge e la nostra Costituzione (articolo 27) dicono una cosa diversa, e spiegano che il carcere ha una funzione rieducativa e che sarebbe teso a scoraggiare le recidive, nonché a convincere che di delinquere non valga la pena. I suddetti e discussi strumenti di garanzia servirebbero per distinguere da caso a caso.

Potete dissentire, ripeto: ma il carcere in Italia sarebbe questo (sarebbe, perché ora è un pastrocchio) e per quanto si blateri sempre di cambiare la Costituzione non c’è mai nessuno che osi nominare l’articolo 27. Si protesta, ci si scontra, ci si indigna: ma in Italia nessun politico o giornalista spiega mai che cosa debba essere veramente e in definitiva, un carcere.