La pianta

Ci sono due specie principali di coca, l’arbusto dalle cui foglie si estrae la cocaina: l’Erythroxylum coca, coltivata nelle valli amazzoniche umide di Perù e Bolivia, e l’E. novogranatense, coltivata nelle montagne aride di Perù settentrionale e Colombia. Coltivazioni illegali di coca sono oggi estesissime al di fuori delle aree tradizionali, particolarmente in Colombia, dove nonostante interventi drastici imposti e finanziati dagli Stati Uniti (fumigazione aerea con diserbanti), si sono enormemente espanse negli ultimi decenni.

La cocaina

La cocaina è il principale alcaloide della coca (0,5%-1% delle foglie secche). Isolata da Niemann nel 1859, ha tre fondamentali azioni farmacologiche: è un anestetico locale, un vasocostrittore e - ciò che la rende desiderabile come “droga” - un potente stimolante del sistema nervoso centrale.
Il cloridrato di cocaina, una polvere bianca solubile in acqua, si "sniffa" o si inietta. La cocaina-base, non solubile in acqua, nella forma di “pasta di coca” (basuco) o in quella di freebase o crack, si “fuma”. Fumare ha la stessa intensità e rapidità di effetti dell’iniezione endovenosa.
Una dose singola di cocaina "sniffata", in media, è di circa 20-30 mg. Dosi elevate possono essere pericolose. Gli effetti di una dose durano non più di 40-60 minuti per chi sniffa, e molto meno (10-20 minuti) per chi si buca o fuma. Segue una più o meno veloce ricaduta verso la normalità, molto brusca nel secondo caso, che può essere vissuta come sgradevole e deprimente, per cui spesso si tende a ripetere l'assunzione fino a esaurire la droga disponibile.

Gli effetti

Gli effetti della cocaina sono molto variabili da persona a persona: una dose normale per una persona può essere decisamente eccessiva per un’altra. A seconda della dose, delle caratteristiche soggettive, della modalità di assunzione e delle circostanze, gli effetti vanno da una lieve euforia accompagnata da una sensazione di lucidità e di efficienza mentale e fisica (“la normale euforia della persona sana” secondo Freud), a sensazioni di eccitazione molto più intense. Sotto l’effetto della cocaina, alcune persone si sentono calme e nel pieno dominio della situazione, mentre altre diventano logorroiche, nervose e irritabili.

I problemi

Più di altre sostanze, la cocaina ha subito un’alternanza di immagine sociale. Fino agli anni ’60, la cocaina, sniffata, era la droga dei “quartieri alti”. L’allarme sociale comincia con l’epidemia di crack nei ghetti delle città del Nord America negli anni ’80; negli anni ’90 la cocaina compare sulle “scene” dell’eroina di strada, usata anch’essa per via iniettiva. Recenti studi antropologici indicano che, per questi consumatori problematici, la cocaina sta diventando la droga “di piacere”, mentre l’eroina è usata per “curare” gli effetti avversi della cocaina. Inoltre, la cocaina ha oggi un posto di rilievo fra le party drugs, ossia nell’uso ricreazionale del fine settimana. L’uso occasionale di dosi moderate di cocaina non ha serie conseguenze (salvo controindicazioni come ipertensione o altre malattie cardiovascolari), e su questo ben testimoniano gli scritti di Freud. Cohen e Sas (1994), nel loro studio sull’uso di cocaina nelle culture non devianti, hanno riscontrato una buona percentuale di consumatori che usano la cocaina quotidianamente, ma in dosi molto limitate. Anche in questo caso le conseguenze non sono rilevanti. Invece, l'uso continuativo a dosi elevate può creare seri problemi, così come il cosiddetto uso in “binges”, caratterizzato da periodi di assunzioni continuative in quantità elevate che si protraggono anche per diversi giorni. L’uso cronico di cocaina può creare o aggravare problemi psichiatrici. Si può diventare inquieti, ansiosi, sospettosi, fino a sviluppare veri e propri deliri paranoidi, in cui ci si sente controllati, seguiti e perseguitati. Sono frequenti allucinazioni visive e tattili (“insetti” sotto la pelle); possono comparire tic e altri sintomi psichiatrici, fino a quadri conclamati di psicosi tossica acuta. Soprattutto in queste situazioni, che non si possono non definire "abuso", la cocaina - come le amfetamine e l’alcool - può allentare i freni inibitori e facilitare comportamenti aggressivi e anche violenti.
Interessanti sono gli studi di Patricia Erikson (1994) sulle allucinazioni e la paranoia indotti dalla cocaina: si dimostra che perfino questi effetti, “farmacologici” per eccellenza, sono invece influenzati dalle circostanze di assunzione, nel senso che ricorrono meno frequentemente quando la sostanza è assunta in un contesto amicale.

Tossicità

Una dose seriamente tossica di cocaina può essere indicata intorno ai 70-150 mg per una persona di 70 kg. L’effettiva dose mortale è incerta e probabilmente molto variabile. Quello che si può dire è che il sovradosaggio acuto, inesistente per chi usa le foglie, raro per chi sniffa o fuma, è un pericolo reale per chi usa la cocaina per endovena e soprattutto per chi la trasporta ingerendone dei contenitori. Una dose troppo alta può provocare ansia, irritabilità, tremore, vomito, fino a estrema agitazione, convulsioni, febbre alta e (per fortuna raramente) coma e morte. Specie se iniettata o fumata, la cocaina può provocare emergenze cardiovascolari anche mortali: aritmie, infarto miocardico, emorragie cerebrali.
Non ci sono antagonisti specifici per l’overdose da cocaina, e le sole terapie possibili sono quelle di supporto.

Per saperne di più

Arnao G. - Cocaina e crack - Milano: Feltrinelli 1993
Flesca G.C.-Riva V. - Polvere. Una storia di cocaina - Milano: Sperling & Kupfer 1988
Freud S. - Sulla cocaina (a cura di R. Byck) - Roma: Newton Compton 1979
Cohen P., - The social and health consequences of cocaine use, trad.ital. “La sostanza non è tutto” - in Fuoriluogo, ottobre e novembre 2004

Scheda a cura di Claudio Cappuccino, pubblicata in Welfare in catene, la svolta repressiva sulle droghe (2005), in collaborazione la Cgil Dipartimento Welfare, (a cura di Cecilia D’Elia), Roma