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La Cannabis è una droga di passaggio?
No. Non ci sono evidenze empiriche e scientifiche che lo dimostrino. L’unico legame fra le sostanze è lo spacciatore.

La cannabis non è una sostanza ponte per consumi più pericolosi come quello dell’eroina. Del resto, se lo fosse realmente, a fronte di milioni di consumatori di cannabis, dovremmo ritrovare una prevalenza molto più alta di persone che usano altre sostanze: i trend di uso appaiono invece assolutamente scollegati. Inoltre, spesso il consumo di cannabis viene preceduto dal consumo di alcol e/o tabacco che però non vengono considerati dal mantra proibizionista. Numerosi studi[1], confermati anche recentemente[2], hanno dimostrato che l’uso di cannabis non facilita il passaggio a sostanze più pericolose, anzi l’uso frequente lo inibisce[3]. Gli studi dimostrano come la cannabis sia invece una potenziale sostanza di uscita dalle dipendenze, in particolare da oppioidi[4]. Nella pratica, secondo uno studio pubblicato nel 2014 su JAMA (Journal of the American Medical Association)[5] gli Stati che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno un tasso medio annuo di mortalità da oppioidi inferiore del 24,8% rispetto agli Stati che non l’hanno regolamentata. L’unico reale collegamento fra sostanze che hanno usi personali e sociali differenti rimane il mercato illegale.

La cannabis provoca i buchi nel cervello?
No, anche se come sostanza psicoattiva certamente influisce sul funzionamento sul cervello e il suo abuso, come qualsiasi altra sostanza psicotropa, alcol compreso, è sconsigliabile in età adolescenziale.

La cannabis ha sicuramente effetti psicoattivi, in particolare grazie alla presenza del THC, e non si possono certo escludere variazioni della funzionalità dei neuroni dovuta al suo uso. Da alcuni anni in particolare i neuroscienziati stanno cercando di trovare prova dei famosi “buchi del cervello” senza particolare successo[6]. In particolare, si è sempre temuto effetti a lungo termine nell’uso negli adolescenti, in particolare relativamente alle psicosi, che però studi recenti minimizzano rilevando che le “associazioni tra l’uso di cannabis e il funzionamento cognitivo negli studi trasversali su adolescenti e giovani adulti sono piccole e possono essere di dubbia rilevanza clinica per la maggior parte degli individui. Inoltre, l’astinenza di più di 72 ore diminuisce i deficit cognitivi associati all’uso di cannabis”[7]. Risultati simili sono stati ottenuti da altri studi effettuati su gemelli “discordanti” riguardo l’uso di cannabis: non è stata dimostrata riduzione del quoziente di intelligenza, danno alle funzioni esecutive o riduzione delle performance educative[8].

La legalizzazione banalizza la cannabis?
No, semmai è il contrario. La regolamentazione legale permette di informare chiaramente, la percezione del rischio nella popolazione generale aumenta.

La legalizzazione non banalizza la sostanza, anzi: permettendo un’informazione più chiara e diretta, questa viene percepita come maggiormente obiettiva e credibile. Prova ne è che – laddove vengono implementate serie politiche di informazione e prevenzione dei rischi – la percezione del rischio sale nella popolazione generale confrontando i dati prima e dopo la regolamentazione legale, come in Canada[9] ed Uruguay.
La banalizzazione delle sostanze invece è avvenuta in Italia con la legge Fini-Giovanardi che, equiparando legalmente tutte le sostanze, ha diffuso la percezione che sostanze con effetti e rischi per la salute molto diversi – potessero anche essere gestite dal consumatore con la stessa facilità.

La cannabis di oggi è OGM ed è 10, 15, 20 volte più potente che negli anni Sessanta?
No. La cannabis disponibile sul mercato di oggi non è geneticamente modificata. Certo, le migliori tecniche agronomiche hanno aumentato la media di THC presente, che rimane comunque paragonabile a quella del passato.
Solo la regolamentazione legale permette al consumatore di sapere cosa usa.
È indubbio che la cannabis oggi, grazie alle moderne tecniche di coltivazione indoor e alla selezione genetica (ovvero la stessa usata per gli ortaggi) possa raggiungere percentuali superiori di THC rispetto ad anni fa. Ma non tutta quella che circola raggiunge questi picchi, che a loro volta sicuramente non sono aumentati decine di volte rispetto agli anni Sessanta. Basti pensare che le percentuali medie di THC nei fiori sequestrati, quindi circolanti nel mercato, e riportate nella relazione annuale del Dipartimento sono più o meno stabili da molti anni intorno al 10% (12% nel 2021, 10% nel 2012)[10]. Sono livelli medi superiori ma non c’è alcun cambio di scala, e sono paragonabili a quelli di uno studio che intorno al 1975 riportava un dato oscillante dal 1% al 14%[11]. Questa teoria – che era già in voga negli anni Ottanta, ripresa nei Novanta ed ancora nei Duemila[12],si basa sul fatto che il paragone viene fatto fra pochi campioni sequestrati dalla DEA negli anni Settanta e quelli raccolti a partire dagli anni Ottanta, più numerosi ed affidabili[13]. Ad esempio, uno studio italiano del 2012[14] rileva un aumento dei valori di THC (che mai superano il 20%) rispetto agli anni Settanta, ma la metanalisi citata si riferisce per quegli anni ad un numero esiguo di campioni, ventotto nel 1970, quindici nel 1971 (peraltro stoccati e analizzati con le metodologie di allora) contro i 2752 del 2008.
Detto questo solo con la regolamentazione legale il consumatore è certo di cosa sta acquistando e quindi può consumare con sicurezza. Inoltre, possono essere inseriti limiti normativi: negli USA, ad esempio, i prodotti sono generalmente limitati a 10 milligrammi di THC, e rigorosi requisiti di etichettatura prevedono che le etichette includano un’avvertenza sulla durata dell’effetto del prodotto. Nessuna di queste protezioni esiste nel mercato illegale.

La legalizzazione aumenta i consumi nella popolazione generale?
I consumi aumentano nel breve periodo, anche a causa dell’effetto novità e della maggiore propensione alla sincerità. Nel medio periodo appaiono tornare sulle tendenze precedenti.

È probabile un aumento nel breve periodo, dovuto sia alla disponibilità della sostanza in canali legali, che permette alle persone di provare o tornare ad usare (si tratta prevalentemente di ultraquarantenni, che fanno aumentare l’età media di primo consumo), sia all’effetto della che spinge le persone che usano sostanze ad uscire allo scoperto nei questionari che rilevano le prevalenze d’uso di sostanze che prima era illegale consumare. Ma nel medio e lungo periodo, anche grazie a politiche di prevenzione degli abusi e di promozione dell’autoregolazione e al divieto di pubblicità contenuto nella stragrande maggioranza delle normative sulla cannabis, il consumo si assesta, sostanzialmente tornando alle tendenze precedenti. Molto più semplicemente è difficile che la legislazione riesca a influire sui fenomeni sociali[15], che, come tali, si comportano e si muovono indipendentemente dalle norme giuridiche[16] (e dai confini nazionali). Lo dimostra anche qui l’esperienza olandese[17]. Peraltro, rispetto all’uso problematico (che è quello che dovrebbe preoccupare maggiormente) l’esperienza, anche italiana[18] sull’alcol dimostra che quando si parla di sostanze il contesto è più significativo rispetto alla prevalenza d’uso, e non è affatto detto che maggiori consumi determino aumenti di quelli problematici.

La legalizzazione aumenta il consumo di cannabis fra i più giovani?
No. I dati che provengono da Canada e USA non rilevano alcun aumento nel consumo degli adolescenti. In Uruguay, dopo un incremento iniziale vi è una tendenza alla diminuzione negli ultimi

I dati che provengono dagli Stati USA che hanno legalizzato, ma la stessa esperienza di tolleranza olandese, dimostrano che laddove è legale sia per uso terapeutico[19][20] che per uso ricreativo[21] i consumi di cannabis da parte degli adolescenti non solo non aumentano, ma addirittura diminuiscono in molti casi, raggiungendo il livello più basso dal 1991[22].
La stessa direttrice del National Institute on Drug Abuse, Nora Volkow (che ha spesso collaborato con il Dipartimento Antidroga italiano), in un’audizione del 23 marzo 2022 presso il Comitato per la Salute, l’Educazione, il Lavoro e le Pensioni del Senato USA ha dichirato che “negli Stati Uniti, la legalizzazione della marijuana da parte di alcuni Stati non è stata associata a un aumento del consumo di marijuana da parte degli adolescenti“.
Questi dati sono accompagnati anche dalla riduzione dei problemi comportamentali, tra cui risse, crimini contro la proprietà, uso di armi e spaccio di sostanze. I ricercatori hanno scoperto che le due tendenze sono collegate, in quanto i ragazzi, diventati meno “propensi” a seguire comportamenti sociali devianti (o avendo rimosso per via legislativa alcuni comportamenti dalla sfera della punibilità), hanno anche meno probabilità di cadere in problemi legati all’uso della marijuana[23]. Come hanno scritto su JAMA Pediatrics i ricercatori di quattro università USA che ha analizzato i dati provenienti dagli Youth Risk Behavior Surveys (YRBS) dal 1993 al 2017: “le stime hanno mostrato che l’uso di cannabis tra i giovani può effettivamente diminuire (una media di -8% nell’uso sporadico, -9% nell’uso frequente, N.d.R.) dopo la legalizzazione a fini ricreativi. Quest’ultimo risultato è coerente con le scoperte di Dilley et al e con l’argomentazione che è più difficile per gli adolescenti ottenere marijuana poiché gli spacciatori vengono sostituiti da dispensari autorizzati che richiedono la prova dell’età”[24].

La legalizzazione fa aumentare il crimine?
No. Non solo diminuisce la criminalità legata al narcotraffico di cannabis, ma anche crimini violenti. Anche la capacità delle polizie di risolvere crimini aumenta.

Il mito che con la disponibilità legale di cannabis possa aumentare i reati è smentito dagli studi che via via si sono susseguiti a seguito delle prime legalizzazioni negli USA. Anzi, lasciando stare gli ovvi crolli per i reati legati direttamente alla sostanza ora legale, in particolare per i reati violenti si registrano sensibili diminuzioni. Per esempio, è stato rilevato come nei primi anni della legalizzazione nello Stato di Washington i reati siano tutti fondamentalmente diminuiti, in particolare gli stupri del 30% e i furti del 20%[25]. E questa diminuzione è più accentuata verso i confini. Ad esempio, gli stati USA al confine con il Messico che hanno legalizzato la cannabis ad uso terapeutico (e non ricreativo) hanno visto una diminuzione dei reati violenti in media del 13%, con punte del 15% in California e del 7% in Arizona[26]. Alcuni studi hanno inoltre verificato una maggiore propensione a risolvere i crimini da parte della polizia a seguito della legalizzazione e della liberazione di risorse dalla repressione della cannabis[27].

La legalizzazione non riesce a intercettare tutto il mercato illegale?
Certamente la regolamentazione legale non fa sparire immediatamente il mercato illegale. Ma le regolamentazioni più mature permettono di intercettare sino all’80% del mercato, mentre oltre 60 anni di repressione fanno fatica a intercettare il 10% della produzione illegale di sostanze.
Premesso che neanche mercati legali particolarmente maturi come quello dell’alcol e del tabacco riescono a intercettare interamente la domanda di quelle sostanze, è indubbio che la capacità della regolamentazione legale di intercettare progressivamente la domanda di cannabis è – anche nei casi delle legislazioni meno efficienti – maggiore di quella della repressione che dopo decenni di war on drugs e investimenti in law enforcement fatica ad arrivare a sequestrare il 10% della produzione illegale di droghe e l’1% del denaro riciclato dal narcotraffico.

La legalizzazione fa aumentare gli incidenti stradali?
No. Non vi sono evidenze che dimostrino differenze statisticamente rilevanti negli incidenti stradali fra paesi che hanno legalizzato e altri che non lo hanno fatto. Invece, ad esempio, in Canada appaiono diminuire i comportamenti a rischio, come guidare dopo aver usato cannabis.

L’incidentalità stradale non è stata influenzata dalla legalizzazione della cannabis. Lo dimostrano numerosi studi che hanno messo a confronto i livelli di incidenti negli Stati USA che hanno legalizzato l’uso ricreativo e terapeutico con quelli che non lo hanno fatto[28]. Gli autori di una recente metanalisi hanno concluso che “la dimensione dell’effetto generale per DUIC (guida sotto l’influenza della cannabis) sulle UTE (eventi di traffico sfavorevoli) non è statisticamente significativa[29]. Anche le statistiche sulla rilevazione di cannabis nei conducenti è soggetta al bias che le tracce di consumo di cannabis rimangono per settimane dal suo uso, e quindi non sono prova in sè di stato alterato al momento dell’incidente.

La legalizzazione aumenta i rischi di incidenti sul lavoro o diminuisce la produttività?
No. In effetti le evidenze dimostrano esattamente il contrario: diminuiscono gli infortuni sul lavoro e aumenta la capacità lavorativa dei lavoratori più anziani.

L’uso di cannabis nel tempo libero non è associato ad alcun aumento degli incidenti sul lavoro[30] e nemmeno a nessuna diminuzione della produttività al lavoro a differenza dell’uso prima o durante l’attività lavorativa[31]. Al contrario, negli Stati che hanno legalizzato l’uso della cannabis, da parte degli adulti si è rilevata una forte diminuzione delle richieste di risarcimento per infortuni sul lavoro (-20%), in particolare per i lavoratori più anziani. I ricercatori hanno anche osservato “un aumento dell’offerta di manodopera conseguente all’adozione delle RML (recreational marijuana laws, leggi sulla marijuana ricreativa), che è ulteriormente in linea con il miglioramento della capacità lavorativa tra gli anziani a seguito dell’adozione di RML”.[32]

La legalizzazione rende i quartieri più degradati?
No. Numerosi studi dimostrano che invece la qualità della vita migliora e salgono i valori immobiliari del’11%.

L’apertura di luoghi per la vendita di cannabis legale non è collegata ad alcun aumento di crimine[33], che anzi diminuisce. Addirittura, del 19% in prossimità dei dispensari, secondo uno studio del 2019 su Denver[34]. Ulteriori studi hanno verificato l’opposto: in caso di chiusura di dispensari, il crimine aumenta[35]. I quartieri teatro di spaccio molto spesso sono il teatro di una svalutazione anche immobiliare: questo processo pare invertito in un regime legale, laddove la presenza di dispensari determina addirittura un maggior valore. Lo hanno verificato gli economisti in due diversi studi del 2017[36] e 2018[37] sul Colorado, che ha evidenziato un aumento di circa l’8% del valore delle case prossime ad un negozio. E ancora un team di economisti dell’Università dell’Oklahoma ha identificato “un grande effetto positivo sul mercato immobiliare dopo la legalizzazione”. In particolare, ha riferito “un apprezzamento del 5% nei prezzi delle case a seguito del passaggio dell’RML (leggi sulla marijuana ricreativa) e un apprezzamento dell’11% una volta iniziate le vendite”[38]. I servizi pubblici implementati a seguito delle nuove entrate fiscali derivanti dalla legalizzazione, e la stessa disponibilità di nuovi dispensari nelle vicinanze, considerate vere e proprie comodità commerciali al pari di un qualsiasi esercizio commerciale “creano effetti ampiamente positivi a seguito della legalizzazione della marijuana ricreativa”.

[1] V. L. Zimmer e P. Morgan, Marijuana. I miti e i fatti, Vallecchi, 2005, pp 67-74.

[2] V. C. Jorgensen, J. Wells, “Is marijuana really a gateway drug? A nationally representative test of the marijuana gateway hypothesis using a propensity score matching design”, J Exp Criminol (2021). https://doi.org/10.1007/s11292-021-09464-z.

[3] V. Reddon et al. “Cannabis use is associated with lower rates of initiation of injection drug use among street-involved youth: A longitudinal analysis”, in Drug Alcohol Rev. 2018 Mar; 37(3):421-428. doi: 10.1111/dar.12667. Epub 2018 Feb 12.

[4] V. Powel et al. “Do medical marijuana laws reduce addictions and deaths related to pain killers?” in Journal of Health Economics. Volume 58, March 2018, Pp. 29-42

[5] V. Bachhuber MA, Saloner B, Cunningham CO, Barry CL. “Medical Cannabis Laws and Opioid Analgesic Overdose Mortality in the United States”, 1999-2010. JAMA Intern Med. 2014 Oct;174(10):1668-73. doi: 10.1001/jamainternmed.2014.4005. Erratum in: JAMA Intern Med. 2014 Nov;174(11):1875. PMID: 25154332; PMCID: PMC 4392651.

[6] V. anche F. Crestani, ‘I buchi nel cervello sono una bufala’, rubrica di “Fuoriluogo” su il manifesto, 16 maggio 2018. www.fuoriluogo.it/mappamondo/i-buchi-nel-cervello-sono-una-bufala

[7] J. C. Scott, PhD; S. T. Slomiak, MD; J. D. Jones, PhD; et al.” Association of Cannabis with Cognitive Functioning in Adolescents and Young Adults A Systematic Review and Meta-analysis” in JAMA Psychiatry. 18 aprile 2018. doi:10.1001/jamapsychiatry.2018.0335.

[8] Mocrysz e coll., Psychopharmacol 2016, Jackson e coll. PNAS 2016, Meier e coll. Addiction 2018.

[9] Cfr Canadian Cannabis Survey 2018 – 2022

[10] Vedi Dipartimento Antidroga, Relazioni sulle tossicodipendenze in Italia, Anni 2022 e 2013

[11] V. D.C. Perry, “Street Drug Analysis and Drug Use Trends 1969-1975. Part II” in PharmChem Newsletter Vol. 6(4): 1-3.

[12] V. anche L. Fiorentini, “Neanche la canapa è più quella di una volta”, V° Libro Bianco sulla Fini Giovanardi, 2014 pp. 55-57. https://www.fuoriluogo.it/wp-content/plugins/download-attachments/includes/download.php?id=15474.

[13] V. L. Zimmer e J.P. Morgan, Marijuana. I miti e i fatti, Vallecchi 2005, pp. 202-203.

[14] F. Cascini, C. Aiello &eG. Di Tanna, “Increasing Delta-9-Tetrahydrocannabinol (Δ-9-THC) Content in Herbal Cannabis Over Time: Systematic Review and Meta-Analysis”in National Library of Medicine. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22150622/

[15] V. G. Zuffa, “Le molte strade della legalizzazione” in Leopoldo Grosso (a cura di) Questione Cannabis, Edizioni Gruppo Abele, 2018.

[16] V. P.D. Cohen e H.L.Kaal, The Irrelevance of Drug Policy. Patterns and Careers of Experienced Cannabis Use in the Population of Amsterdam, San Francisco, and Bremen, CEDRO, Università di Amsterdam, 2001.

[17] V. D.J. Korf, “Dutch Coffee Shops and Trends in Cannabis Use”. Addict Behav. 2002 Nov-Dec;27(6):851-66.

[18] F. Beccaria, “La conoscenza e la ricerca sociologica tra teoria e spendibilità dei servizi” in P. Ugolini (a cura di), Alcol e buon prassi sociologiche, Franco Angeli, Milano, p. 16.

[19] V. A.L. Sarvet , M.M. Wall, D.S. Fink, E. Greene, A. Le, A.E. Boustead, R.L. Pacula, K.M. Keyes, M. Cerdá, S. Galea, D.S. Hasin, “Medical Marijuana Laws and Adolescent Marijuana Use in the United States: A Systematic Review and Meta-Analysis” in Addiction, John Wiley & Sons Ltd on behalf of Society for the Study of Addiction, 2018.

[20] Leung, Janni, et al. “Has the Legalisation of Medical and Recreational Cannabis Use in the USA Affected the Prevalence of Cannabis Use and Cannabis Use Disorders?” Current Addiction Reports, September 2018.

[21] Association of Marijuana Legalization With Marijuana Use Among US High School Students, 1993-2019” September 2021, Journal of the American Medical Association

[22] Centers for Disease Control and Prevention, “Youth Risk Behavior Survey: Data Summary and Trends Report,” February 2023, p. 22.; “Trends in the Prevalence of Marijuana, Cocaine, and Other Illegal Drug Use National YRBS: 1991—2019,” CDC.

[23] R.A. Grucza, A. Agrawal, M.J. Krauss, J. Bongu, A.D. Plunk, P.A. Cavazos-Rehg, L.J. Bierut. “Declining Pevalence of Marijuana Use Disorders Among Adolescents in the United States, 2002 to 2013” in Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, vol. 55 (6). June 2016. http://dx.doi.org/10.1016/j.jaac.2016.04.002.

[24] D. Mark Anderson, PhD; Benjamin Hansen, PhD; Daniel I. Rees, PhD; et al., “Association of Marijuana Laws With Teen Marijuana Use. New Estimates from the Youth Risk Behavior Surveys”. https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/cannabis-adolescenti-legalizzazione-non-aumenta-consumi/

[25] V. D. Dragone, G. Prarolo, P. Vanin, G. Zanella “Recreational Cannabis Reduces Rapes and Thefts: Evidence from a Quasi-Experiment. Bologna: Dipartimento di Scienze economiche, 2016. DOI 10.6092/unibo/amsacta/5416. In Quaderni – Working Paper DSE (1078). ISSN 2282-6483.

[26] V. E.Gavrilova, T. Kamada, F. Zoutman, “Is Legal Pot Crippling Mexican Drug Trafficking Organisations? The Effect of Medical Marijuana Laws on US Crime” in https://doi.org/10.1111/ecoj.12521.

[27] Makin, D.A., et al. (2018). Marijuana Legalization and Crime Clearance Rates: Testing Proponent Assertions in Colorado and Washington State. Police Quarterly. Accessed from https://doi.org/10.1177/1098611118786255

[28] V. J. D. Aydelotte et al. ‘Crash Fatality Rates After Recreational Marijuana Legalization in Washington and Colorado’ in American Journal of Public Health, agosto 2017.

[29] V. S. Hostiuc, A. Moldoveanu, I. Negoi, E. Drima. – “The Association of Unfavorable Traffic Events and Cannabis Usage: A Meta-Analysis” in Front Pharmacol, 2018. Feb 12;9:99. doi: 10.3389/fphar.2018.00099. eCollection 2018.

[30] V. J. C. Zhang, N. Carnide, L. Holness, P. Cram, “Cannabis use and work-related injuries: A cross-sectional analysis”, Occupational Medicine, 2020 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33108459/
[31] V. B. Jeremy, H. Bernerth, J. Walker, Altered States or Much To Do About Nothing? A Study of When Cannabis Is Used In Relation To The Impact It Has On Performance, Group & Organizational Management, 2020.https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/1059601120917590

[32] V. R.Abouk, K.M. Ghimire, J. C. Maclean & D. Powell, “Does Marijuana Legalization Affect Work Capacity? Evidence from Workers’ Compensation Benefits”, National Bureau of Economic Research, 2021. https://www.nber.org/papers/w28471

[33] V. P. Hunt, R. Liccardo Pacula, G. Weinberger, High on Crime? Exploring the Effects of Marijuana Dispensary Laws on Crime in California Counties, IZA, Institute of Labor Economic, 2018, http://ftp.iza.org/dp11567.pdf.

[34] V. J. Brinkman, D. Mok-Lamme, “Not in my backyard? Not so fast. The effect of Marijuana Legalization on Neighborhood Crime”, Regional Science and Urban Economics, Volume 78, September 2019, 103460.
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S016604621830293X#!

[35] V. T.Y. Changa, M. Jacobson, “Going to pot? The impact of dispensary closures on crime”, Journal of Urban Economics, Volume 100, July 2017, Pages 120-136. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0094119017300281

[36] V. J. Conklin, University of Georgia, M. Diop, University of Wisconsin-Madison, H. Li, California State University, Sacramento, “Contact High: The External Effects of Retail Marijuana Establishments on House Prices”, 30 agosto 2017.
https://wsbfiles.wsb.wisc.edu/digital/mdiop/intellcont_journal/contact_high_public-1.pdf

[37] V. J. Burkhardt, M. Flyr, “The Effect of Marijuana Dispensary Openings on Housing Prices”, in Contemporary Economic Policy, 29 Novembre 2018 https://doi.org/10.1111/coep.12414

[38] V. D. Kim, S. O’Connor & B. Norwood, Retail Marijuana Deregulation and Housing Prices June 9, 2020. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3537860.


Questa FAQ aggiornata è originariamente tratta dal volume L’Onda Verde. La fine della Guerra alla Droga. di Leonardo Fiorentini, Officina di Hank, 2021.