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La guerra infinita
le droghe nell’era globale e la svolta punitiva in Italia
a cura di Franco Corleone e Grazia Zuffa.
2005 – EDIZIONI MENABÒ

PREFAZIONE
Nella stagione della globalizzazione, la politica delle droghe riveste un carattere centrale e assolutamente strategico. Si può addirittura sostenere fondatamente che la war on drugs ha rappresentato la prova generale della logica della lotta del Bene contro il Male e della guerra preventiva. Lo scontro ideologico sulle droghe copre infatti il controllo militare di aree di conflitto strategiche (basti pensare ai Balcani, all’Afghanistan, alla Colombia) e va letto innanzitutto per i suoi aspetti legati alla geopolitica. La war on drugs si rivela sempre più nettamente come uno strumento di dominio politico a livello internazionale: l’appello ai “valori” della “società libera dalle droghe” giustifica ipocritamente la negazione dei diritti umani di intere popolazioni e della sovranità nazionale di tanti stati.

Si assiste così a un intreccio sempre più perverso tra guerra alla droga e guerra al terrorismo, coperto dall’alibi del narcotraffico e del traffico di armi.

La campagna “Vienna 2003” ha rappresentato un momento importante di presa di coscienza circa la dimensione globale delle politiche sulle droghe. Iniziò allora una mobilitazione a livello europeo in vista del summit dell’Onu dell’aprile del 2003, a Vienna, indetto per valutare i risultati di medio termine della strategia lanciata dalle Nazioni Unite nel 1998 a New York. In quell’occasione Forum Droghe organizzò a Venezia un seminario di studio sulle Convenzioni internazionali, la loro riforma e la loro forza di vincolo rispetto alle scelte autonome dei singoli stati.

Molte delle analisi che presentiamo in questo volume nascono da quell’appuntamento: insieme ad altre, più recenti, costituiscono la piattaforma per una critica puntuale alle politiche internazionali ispirate al dogma proibizionista, e disegnano al contempo una credibile prospettiva di riforma nel nuovo contesto globale: le politiche “miti” dell’Europa e l’intransigenza dell’America non potranno non scontrarsi, prima o poi.

La svolta punitiva proposta dal governo italiano di centro destra, fortemente voluta dal vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini, si inserisce in questo dibattito epocale. Alla proposta di legge governativa è dedicata un’ampia analisi.

Dai saggi degli esponenti di Magistratura Democratica, emerge il conflitto tra un modello moderno di un diritto penale minimo e la riproposizione riveduta e scorretta del codice penale di stampo etico, cui la proposta Fini si ispira. Sono due mondi a confronto: così lo scontro sulla giustizia in atto nel nostro paese, di cui le droghe costituiscono un capitolo, si delinea come conflitto fra visioni alternative della società e del sistema dei diritti di cittadinanza.

La città di Venezia ha svolto un ruolo di rilievo, nella riflessione sulla politica delle droghe e nelle pratiche: grazie all’opera dell’assessore Beppe Caccia e del prosindaco Gianfranco Bettin, la città in questi anni ha saputo coniugare le scelte di sperimentazione nel territorio urbano e la dimensione culturale del rinnovamento del welfare, costituendo un punto di riferimento per l’orizzonte futuro e prossimo.