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Luis de la Barreda Solorzano, professore di Diritto Penale e direttore dell’Instituto Ciudadano de Estudios Sobre la Inseguridad, ha spiegato al giornale Cronica che “la legalizzazione multinazionale e sistematica delle droghe” sarebbe un modo concreto di combattere, sia le organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti, sia la violenza che le caratterizza, poiche’ con i loro traffici fomentano l’illegalita’. Se si legalizzassero le droghe, cesserebbe il narcotraffico. Certo, contemporaneamente sarebbe importante che lo Stato creasse delle cliniche dove qualunque tossicodipendente potesse ricevere un aiuto; ma intanto il traffico di droghe smetterebbe d’essere un affare e non esisterebbe piu’ come attivita’ delittuosa. Il criminologo ha poi proseguito spiegando che i secoli XX e XXI si caratterizzano per i progressi nella chimica, cosi’ che le sostanze definite “illecite” sono alla portata di chiunque, ed e’ praticamente impossibile che non diventino oggetto di traffico illecito. Mentre sarebbe molto piu’ facile controllarle attraverso la legalizzazione, giacche’ “l’esperienza di tutto il mondo indica che non esiste un solo caso, uno solo, in cui si sia riusciti a sconfiggere il narcotraffico per via poliziesca”. La forza delle droghe tra i giovani, ha poi spiegato, deriva dal fascino della cosa proibita, che permette di fuggire dalla realta’; essi ascoltano non solo chi gli promette il paradiso, ma anche coloro che promettono un inferno divertente.
Luis de la Barreda ricorda che le droghe hanno accompagnato l’essere umano da sempre, fin dall’antichita’ piu’ remota, e che l’uomo ne ha sempre fatto uso; percio’ e’ assurdo pensare che possano scomparire proprio nel periodo storico in cui e’ piu’ facile procurarsele. “Bisogna convivere con loro, senza proibizioni puritane, ma con l’informazione responsabile sulle conseguenze del loro uso. Le morti per droga si sono verificate solo dopo che e’ iniziata la proibizione, non prima. La proibizione ha causato morti, piu’ di quando non era ancora un reato. Ha generato corruzione, ha creato una superstruttura del crimine organizzato, ha distrutto famiglie e intere regioni, come pure l’economia di quelle zone”. Secondo l’ex ombudsman, la legalizzazione dovrebbe essere decisa da tutti i Paesi colpiti dal fenomeno; nel caso specifico del Messico, andrebbe fatta coordinandosi con gli Stati Uniti, altrimenti le conseguenze economiche per il Paese sarebbero considerevoli. Ancora: il narcotraffico produce un tipo di delinquenza difficilmente controllabile e anche molte morti, non solo in conseguenza della “resa dei conti” tra bande, ma anche perche’ i tossici assumono spesso droga d’infima qualita’, adulterata, dalle conseguenze letali; la legalizzazione sarebbe un enorme vantaggio anche da questo punto di vista.
Luis de la Barreda ha sottolineato che nei colloqui privati con funzionari degli Stati Uniti, quest’ultimi si dimostrano favorevoli alla legalizzazione delle droghe “ma non lo dicono pubblicamente per non perdere voti, poiche’ gli elettori sono molto puritani; pero’, nelle conversazioni private essi riconoscono che fino a che certe sostanze saranno proibite, il loro commercio e la falsificazione un affare lucroso, il problema della droga continuera’ ad essere irrisolvibile”. Infine, tornando al problema dei tossici, ha ribadito che la legalizzazione si deve accompagnare con la disintossicazione, con programmi di supporto psicologico e psichiatrico, giacche’ e’ provato che non e’ aumentando la polizia o arrestando i leader dei cartelli che si rimedia. L’ultimo aspetto riguarda le campagne d’informazione e i progetti educativi fin dalla scuola primaria, per informare bambini e ragazzi sulle conseguenze delle droghe, “sostanze che dovrebbero essere regolamentate e somministrate sotto stretto controllo della Secretaria de Salud”.