La militarizzazione della lotta contro il narcotraffico lanciata sei anni fa dal presidente Felipe Calderon ha portato a un aumento dell’uso della tortura, anche se gran parte del fenomeno resta ancora sommersa, secondo un rapporto preparato dal Collettivo contro la Tortura e l’Impunità (Cti) e presentato oggi in una conferenza stampa nella capitale messicana.
Javier Enriquez Sam, portavoce del Cti, ha sottolineato che in media solo il 10% dei casi di tortura è denunciato, perch‚ le vittime si sentono minacciate e “preferiscono tacere per timore a rappresaglie”, ma anche cosí le stesse cifre ufficiali confermano che si tratta di una pratica in costante aumento.
La Commissione Nazionale per i Diritti Umani, un organismo pubblico, ha riferito infatti nelle sue raccomandazioni contro i trattamenti inumani, crudeli e degradanti che nel 2006 i casi registrati nel paese erano 330, nel 2007 395, nel 2008 987, nel 2009 1.105 e nel 2010 1.161. Secondo il rapporto del Cti, a causa dei metodi usati per la lotta contro il crimine organizzato sono principalmente i giovani di sesso maschile che rischiano di diventare vittime della tortura, mentre la militarizzazione della guerra ai “narcos” decisa da Calderon ha fatto sí che sia soprattutto l’esercito il principale responsabile, contrariamente a quanto succedeva durante la precedente amministrazione di Vicente Fox, quando i principali colpevoli erano gli agenti delle polizie statali.