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Nascosti nel buio o da un pannello, ma ci saranno anche le voci e le testimonianze di trafficanti di droga e sicari nel film documentario ‘Sociedad anonima’ (‘Societa’ anonima’), un lungometraggio che analizza l’ondata di violenza che ha investito il Messico mietendo decine di migliaia di morti solo negli ultimi anni, alla stregua di una guerra civile.
Il lavoro, che si trova nella sua fase finale di lavorazione e che include anche interviste agli ex presidenti del Messico Vicente Fox e della Colombia Alvaro Uribe, in uscita nei cinema prima delle presidenziali di luglio, si annuncia di alto impatto, destinato a suscitare polemiche e discussione.
Diretto dal regista Antonio von Hildebrand, e prodotto dalla Tintorera Films, il progetto, girato nell’autunno del 2011, dopo un anno di indagini e ricerche, mostra le varie percezioni rispetto al mondo del narcotraffico, in una carrellata di opinioni e racconti, da quelle di politici e analisti, includendo anche il punto di vista dei criminali, che per la prima volta hanno accettato di parlare davanti alle telecamere.
‘Abbiamo girato a Ciudad Juarez, a Culiacan, soprattutto a nord del Paese, dove la violenza, con le sue migliaia di vittime squartate, decapitate, bruciate, martirizzate e spesso gettate nelle fosse comuni, e’ piu’ tangibile. Trovare persone disposte a parlare e’ stato molto rischioso. Un rischio che avevamo messo in conto per realizzare un documentario di questo genere, il piu’ possibile aderente al volto brutale della realta”, ha spiegato il cineasta ai media locali.
Il tema di fondo del documentario non e’ dare la colpa a qualcuno per cio’ che sta accadendo, ma cercare di esporre i vari aspetti della questione. ‘L’obiettivo e’ dare il maggior numero possibile di informazioni agli spettatori, per metterli in grado di analizzare il tema in modo articolato e giungere alle proprie conclusioni’, osserva von Hildebrand, che in passato si era gia’ dedicato al tema del narcotraffico col lavoro ‘Los hippopotamos de Pablo’ (‘Gli ippopotami di Pablo’) incentrato sulla figura di Pablo Escobar.
Parlando delle interviste con i criminali, conclude il regista, ‘quello che piu’ mi ha sorpreso e’ la banalita’ della violenza, come i sicari si riferiscono ai loro morti. Ne parlano come un panettiere parla del pane che ha appena sfornato’.