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Il ministro dell’Economia messicano Gerardo Ruiz Mateos, in visita a Parigi, ha affermato che il prossimo presidente del Messico sarà un narcotrafficante se il paese non farà qualcosa per fermare i traffici illegali. Il ministro difende cosí la decisione del proprio governo di impegnare 45mila soldati nella lotta al narcotraffico nel paese. Le parole di Ruiz Mateos sono state riportate in Messico da W Radio. Ieri centinaia di messicani hanno bloccato i principali passaggi di frontiera tra il Messico e gli Stati uniti per protestare contro gli abusi dell’esercito nella lotta contro il traffico di droga di cui pagano le conseguenze i civili. Secondo il governo i blocchi sono stati organizzati dalle stesse organizzazioni criminali. Dal 2006 Città del Messico ha inviato l’esercito alle città di frontiera nel nord per cercare di contenere lo strapotere dei cartelli della droga. Ma da allora sono 5.000 le persone vittime della guerra dello spaccio. Attualmente ci sono 40mila soldati dispiegati nella zona e in alcune parti del Paese hanno preso completamente il posto della polizia, risultata in gran parte corrotta o minacciata dalle gang criminali. I manifestanti hanno bloccato le frontiere di Ciudad Juarez, Nuevo Laredo e Reynosa a ritmo di “Soldati fuori”. Bloccate anche alcune strade della città industriale di Monterrey. Secondo alcune organizzazioni per la difesa dei diritti umani le recriminazioni degli abitanti delle zone di frontiera sono in parte legittime ed esistono rapporti su abusi dei soldati, inclusi civili colpiti dal loro fuoco ai checkpoint.