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Dopo anni di rapporti tesi fra Stati Uniti e Messico, il Presidente Bush ha confermato l’imminente accordo con il Capo di Stato messicano Felipe Calderon per una soluzione definitiva al problema del narcotraffico.

L’accordo tra Usa e Messico. Washington ha infatti ribadito quanto già annunciato, ovvero lo stanziamento di un maxifondo di aiuti al Messico, per contribuire alla lotta alla droga e per sradicare una volta per tutte il crimine organizzato dai circa 4000 chilometri di frontiera condivisa dai due paesi.
I particolari sull’entità del generoso provvedimento non sono ancora stati confermati, ma alcune fonti parlano di circa 1 miliardo di dollari (quasi 20 milioni di euro) da dilazionarsi in sei anni. Un alto funzionario messicano aveva in effetti dichiarato, nei giorni scorsi, che la cifra in questione superava di molto i 27 milioni di dollari, ovvero la somma di denaro che il Messico riceve annualmente dagli Usa.
La notizia sarebbe stata divulgata dopo circa cinque mesi di duri e riservatissimi negoziati, al termine dei quali Calderon avrebbe acconsentito ad avviare il progetto di cooperazione antidroga, ma a patto che il rapporto con gli Usa avvenga d’ora in poi “sotto il segno della reciprocità”. Questo significa che anche Washinghton dovrà aumentare i controlli contro il consumo domestico di stupefacenti, impegnandosi anche contro quelle organizzazioni che non dal Messico, ma proprio dagli Stati Uniti, esportano oltre il confine armi e denaro a favore dei narcotrafficanti. Gli Usa infatti, nonostante il ruolo da “verificatori e interpreti” della circolazione di sostanze illegali sui territori stranieri, e l’accanita politica antidroga, sono conosciuti per ospitare circa trenta milioni di consumatori di droghe, per un giro d’affari di circa 200 miliardi di dollari.
E circa il 70 percento della droga messicana sembra avere acquirenti oltreconfine.
mappa dei traffici di droga dal messico agli stati unitiPrincipio di reciprocità. Eppure, nonostante gli Usa abbiano un primato da grande consumatore planetario, la Casa Bianca dà ogni anno l’impulso a programmi antidroga di livello internazionale, che coinvolgono soprattutto Colombia, Bolivia, Perù e paesi del Centroamerica fra cui appunto il Messico, che proprio per il fatto di confinare con gli Usa gioca un ruolo strategico.
Il richiamo di Calderon al “principio di reciprocità” potrebbe quindi riferirsi al timore di un nuovo ‘Plan Colombia’, provvedimento che dal 1999 impegna unità militari statunitensi in territorio colombiano contro gruppi armati irregolari coinvolti nel narcotraffico, e che è al centro di aspre critiche a causa dell’uso di pesticidi lanciati da aerei finanziati da Washington col pretesto di distruggere le piantagioni di coca. In seguito a questi interventi, migliaia di persone hanno perso la vita, e molte organizzazioni che si battono in difesa dei diritti umani sospettano che il Plan Colombia nasconda in realtà la volontà di controllare direttamente un’area strategica quale è la Colombia, teatro inoltre di un conflitto quarantennale a sfondo comunista.
Mentre qualcuno ha infatti già ribattezzato il provvedimento antidroga come “Plan Messico”, i funzionari di Città del Messico puntualizzano che “il progetto di cooperazione, a differenza di quello colombiano, non deve prevedere alcun intervento diretto sul suolo messicano”.

Gli aiuti dovrebbero infatti essere investiti in tecnologie di controllo al confine fra i due paesi, nel miglioramento della mobilità delle forze di polizia, nonchè nel tentativo di aiutare le autorità locali ad arrestare la sanguinosa guerra fra i sette cartelli per il controllo delle vie di droga, che ha causato la morte di più di tremila persone.
La speranza principale legata al piano antidroga riguarda comunque la risoluzione delle tensioni diplomatiche fra i due paesi, che già accennavano a migliorare dopo l’estradizione in Usa di un numero record di narcotrafficanti arrestati sul territoro messicano. Resta in ogni caso una diffusa perplessità per come il problema droga in Messico potrà essere estirpato, visto che il narcotraffico notoriamente conta sull’appoggio di responsabili di alto livello che lavorano nelle più alte cariche della realtà nazionale.
Bush, dal canto suo, ha previsto che il testo dell’accordo verrà redatto prima di ottobre, per consentire alla Casa Bianca di inoltrarlo al Congresso affinchè lo tramuti in legge. Alcune fonti statunitensi hanno inoltre fatto sapere che la frontiera fra i due stati verrà in tutta probabilità pattugliata da unità miste civili-militari, sottolineando che il sistema è già stato sperimentato con successo in materia di immigrazione clandestina. Fra i due paesi sembra quindi che i giochi siano fatti.