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(Diego Cevallos – Ips – Traduzione di Rosa a Marca per il Notiziario Aduc)
Gli sforzi fatti in dieci anni dal governo messicano per eliminare, o almeno ridurre in modo significativo, il narcotraffico e il consumo di droghe si sono rivelati un fallimento. Nell’ultimo decennio, il consumo e’ aumentato piu’ del 50 per cento; tra il 2000 e il 2007 sono state assassinate 11.800 persone in conflitti legati alle droghe; i narcotrafficanti messicani hanno sostituito i colombiani come leader nella vendita di droghe agli Stati Uniti, il primo Paese consumatore al mondo.

“Un mondo libero da droghe, noi possiamo ottenerlo”, fu lo slogan adottato nel 1998 dalla ventesima sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu dedicata al problema globale delle droghe illegali. In quell’occasione si concordo’ un piano d’azione di dieci anni, che comprendeva la cooperazione tra i governi, l’attacco frontale ai venditori e la distruzione delle piantagioni. Inoltre furono adottate azioni per ridurre il consumo, sebbene, come indica la maggioranza delle analisi, l’impegno maggiore si sia concentrato soprattutto sugli aspetti punitivi. Il Messico, come la maggioranza dei Paesi, ha applicato quella ricetta ricorrendo persino alle forze armate, considerate le uniche capaci di contrastare il potere dei narcotrafficanti. Nel contempo ha speso milioni di dollari per controllare il danaro sporco e sorvegliare le frontiere. Nei dieci anni trascorsi sono state arrestate piu’ di 90.000 persone accusate di far parte della catena del narcotraffico, e circa quaranta sono state individuate come importanti capi di gruppi mafiosi. Eppure, l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite di liberarsi, nel 2008, dal problema delle droghe o quanto meno di attenuarlo, non e’ stato centrato ne’ in Messico ne’ nella maggioranza dei Paesi, ha affermato l’esperto Wellington Medrano. E’ il momento di ripensare le strategie adottate o di cambiare impostazione, spiega a Inter Press Service (IPS) il ricercatore formatosi alla Universidad Nacional Autonoma de México. Medrano ha ricordato che esistono delle proposte alternative alle strategie attuali. Tra queste ha citato la legalizzazione di talune droghe, l’applicazione di politiche volte a ridurre i danni per i consumatori, oltre a privilegiare l’educazione e la prevenzione. Ritiene poi che si dovrebbe richiedere all’Onu una certa tolleranza, in modo che i Paesi possano sperimentare dei percorsi propri.
Nel 1998, l’Assemblea Generale del foro mondiale stabili’ che gli impegni assunti sarebbero dovuti essere valutati e, se necessario, ridefiniti nel 2008. La Fondazione Beckley, un centro di studi britannico che analizza le strategie di lotta globale alle droghe, sostiene che il fallimento dell’impostazioine concordata dieci anni fa dalla comunita’ internazionale e’ evidente. I governi dovrebbero “annunciare che l’uso di stupefacenti non si puo’ sradicare, ma che si dovrebbe trovare il modo di ridurne i danni”, lasciando da parte il principio morale sul dovere di “eliminare il male delle droghe”, ha indicato il rapporto della Fondazione.
Il governo messicano del presidente Felipe Calderon ha promesso che nel 2008 continueranno le azioni punitive contro il narcotraffico e che i militari seguiranno a essere la punta di lancia di questa lotta. Secondo il suo parere, l’unica cosa che vogliono i venditori di droghe e’ “schiavizzare la gioventu'”. Anche il suo predecessore Vicente Fox (2000-2006) era ricorso all’esercito. Ma e’ stato Calderon ad aver dato ai militari un mandato superiore a quello conferito da altri presidenti, benche’ questa strada fosse stata intrapresa fin dagli anni 80. L’impiego dell’esercito in operazioni essenzialmente di polizia ha lasciato una scia di violazioni delle liberta’ fondamentali delle persone, segnalano i rapporti della Comision Nacional de los Derechos Humanos. La strategia d’impiegare i militari e’ avallata dal governo degli Stati Uniti, promotore degli accordi adottati dall’Onu. A partire dal 2000, Washington ha finanziato il Plan Colombia, una strategia antidroga e antisommossa concordata con Bogota’. All’inizio di novembre di quest’anno, la Iniciativa Mérida, negoziata quasi in segreto tra Messico e Stati Uniti, ha causato forti polemiche. Sebbene sia stata presentata come un piano di aiuti antidroga, prevede pero’ controlli migratori e azioni antiterrorismo. Il 21 dicembre Calderon ha dichiarato che i soldati sono l’arma piu’ poderosa contro le mafie e “lo scudo protettivo di cui la cittadinanza necessita per vivere in pace”.

“La guerra contro le droghe non si vince ne’ si perde”, poiche’ si tratta di una lotta interminabile, ha detto a IPS Jorge Chabat, un esperto del Centro de Investigacion y Docencia Economica. Per Luis Astorga dell’Istituto di Ricerche Sociali dell’Universita’ Nazionale Autonoma del Messico, mettere i militari a capo delle politiche antidroghe non e’ un’invenzione colombiana ne’ messicana, bensi’ di Washington, che privilegia gli aspetti punitivi rispetto a quelli preventivi e non accetta un cambio di strategia. “Bisogna chiarire che non e’ la politica del presidente Calderon. E’ la politica delle droghe in vigore nella maggior parte del pianeta. Tutti i paesi firmatari delle Nazioni Unite fanno lo stesso”, ha sostenuto Astorga in un’intervista al quotidiano Reforma.
La realta’ mostra che il Messico e’ un esempio del fallimento di queste politiche, dice Medrano. “Un mondo libero dalle droghe, noi possiamo ottenerlo”, e’ una parola d’ordine che non ha riscontro nella realta’. Studi ufficiali asseriscono che 3,5 milioni di messicani -su una popolazione di 104 milioni- ha sperimentato qualche volta le droghe, 500.000 le consumano abitualmente e 280.000 ne sono dipendenti in modo serio. L’incremento del consumo ha rafforzato i narcotrafficanti locali, che hanno scavalcato i colombiani per potenza in America Latina. Il mercato delle droghe resta, malgrado che diversi boss messicani siano stati arrestati negli ultimi anni, e che nel 2007 il governo abbia operato sequestri di droghe e denaro senza precedenti. La violenza e’ aumentata sotto la gestione Fox, sia per impadronirsi dei mercati sia in risposta alle operazioni ufficiali. Sono stati commessi 9.000 omicidi. Nell’ultimo anno, con Calderon, gli omicidi sono stati 2.800. Si valuta che ogni anno entrino negli Stati Uniti 275 tonnellate di cocaina e che ne vengano sequestrate solo 36 in Messico, da dove esce l’80 per cento delle droghe destinate a quel mercato.