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Le associazioni impegnate per la riduzione dei danni legati alle droghe, che intervengono durante i rave-party e i technival, hanno denunciato oggi “l’aumento della repressione” in occasione di questi raduni, repressione che rende difficili le loro azioni di prevenzione.
“Abbiamo un certa esperienza per valutare le situazioni a rischio, e per questo facciamo notare che i free-party non hanno maggiori problemi sanitari rispetto ad altri avvenimenti in cui si festeggia qualcosa”, dicono in un comunicato queste associazioni, tra cui Aides, Médecins du Monde e Techno Plus.
Chiedono che il governo “smetta con l’attuale gestione disastrosa di questi raduni di festa”, perche’ la repressione “aumenta i rischi ai quali sono esposti i partecipanti: le serate sono sempre piu’ lunghe e in zone piu’ lonta ne, e viene complicato il lavoro dei soccorsi che gli organizzatori talvolta non chiamano in virtu’ del fatto che le conseguenze giudiziali sono per loro importanti”.
Inoltre, “gli interventi della polizia sono talvolta violenti: una serata interrotta, in genere provoca piu’ feriti che non 10 serate sorvegliate”.
Queste associazioni, che intervengono per limitare i danni che i consumatori di droghe talvolta si procurano (overdose, scambio di siringhe, etc) fanno notare che talvolta viene loro impedito, dalle forze dell’ordine, di intervenire in questi raduni, legali o illegali che siano.
Nel contempo, “la mancanza di conoscenza, da parte delle forze dell’ordine che intervengono, del lavoro di mediazione effettuato da queste associazioni, spesso porta i rappresentanti dello Stato incaricati di controllare la situazione, a scambiare le stesse associazioni come organizzatrici del raduno”.
Infine, i controlli di identita’ a ripetizione e i controlli delle auto durante le serate, “rendono piu’ difficile la nostra azione” e “contribuiscono ad alimentare un clima di sospetto che fa venire meno le motivazioni dei volontari impegnati”.