Tempo di lettura: 4 minuti

Sarebbero veramente critiche le condizioni fisiche e psichiche di Marina Petrella, ex terrorista delle Brigate Rosse attualmente detenuta in Francia in attesa di estradizione. Secondo Christiane de Beaurepaire e Jean-François Bloch-Laine, i medici dell’ospedale carcerario alle porte di Parigi dove è detenuta, Petrella avrebbe “rinunciato alla vita”. “Depressa con tendenze al suicidio”, così viene descritta dai medici, l’ex brigatista pesa solamente 39 chili e viene nutrita mediante un sondino. La perdita di peso corporeo, circa 20 chili, è avvenuta senza che la carcerata abbia manifestato la volontà di fare uno sciopero della fame.

I Verdi francesi, la Lega dei diritti umani ed altre organizzazioni hanno lanciato una campagna per chiedere la sua liberazione. Il giorno 17 luglio una ventina circa di membri del collettivo di sostegno a Marina Petrella, vestiti di bianco e con il volto coperto da una fotografia dell’ex brigatista, hanno cercato di incatenarsi alle inferriate del Consiglio di Stato ma sono stati fermati dalle forze dell’ordine. I sostenitori di questa campagna chiedono che la detenuta venga rilasciata per “ragioni umanitarie” e che venga negata l’estradizione verso l’Italia. È stato inoltre chiesto il sostegno verso questa iniziativa al sindaco di Parigi e candidato alla guida del Partito socialista, Bertrand Delanoe.

Marina Petrella, membra di Autonomia Operaia e militante nelle Brigate Rosse con il nome di battaglia di Virginia, ha subito un primo arresto insieme al marito Luigi Novelli nel 1979. Rilasciata per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva con l’obbligo di residenza nel comune di Montereale, è fuggita insieme al marito ed al fratello. Nel 1982 venne nuovamente catturata, sempre insieme al marito, in seguito ad uno scontro a fuoco con i Carabinieri su un autobus.

Di nuovo scarcerata nel 1986 per decorrenza dei termini di custodia cautelare è stata condannata in contumacia nel processo Moro-ter, in quanto coinvolta nel rapimento di Aldo Moro. La sentenza di condanna del 1988 è stata confermata dalla prima sezione penale della Corte di Cassazione nel 1993. Il 6 marzo del 1992 la Corte d’Assise di Roma l’ha condannata all’ergastolo per l’omicidio di un agente di polizia, per tentato sequestro e tentato omicidio, sequestro di un magistrato, per rapina a mano armata e vari attentati.

In seguito a queste sentenze Petrella, nel ‘93, si è rifugiata in Francia dove però nel 2007 è stata arrestata durante un controllo stradale ad Argeneuil. Questo è avvenuto in seguito ad una richiesta di estradizione presentata dalle autorità italiane nel 2002. Il 14 dicembre 2007 la corte d’appello di Versailles ha concesso l’estradizione, mentre il primo ministro francese, Francois Fillon ha firmato nel giugno del corrente anno il decreto di estradizione, ma Petrella ha presentato attraverso i suoi legali un ricorso al Consiglio di Stato, che dovrebbe esprimersi sulla vicenda a settembre.

Il presidente Nicolas Sarkozy ha annunciato l’8 luglio che, nel caso in cui dovesse giungere il via libera del Consiglio di Stato, la richiesta sarà accolta. In una lettera al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, Sarkozy ha però chiesto che venga concessa la grazia a Petrella in quanto la sua vita è “in pericolo”. “Convinta di finire i suoi giorni in carcere, – ha aggiunto Sarkozy – ormai rifiuta di incontrare la sua famiglia e ha considerevolmente ridotto la sua alimentazione. In questo contesto, mi sembrerebbe giustificata una misura di grazia”.

La vicenda di questa ex militante delle Brigate Rosse sta facendo discutere per le delicate condizioni di salute in cui versa, ma allo stesso tempo sta facendo riemergere la questione della dottrina Mitterand, che garantiva ospitalità ai terroristi a patto che questi non compissero attentati in suolo francese o contro interessi francesi. Patrizia Molteni, caporedattrice della rivista Focus Magazine, edita in Francia, si è detta “favorevole al suo rilascio e quindi contraria all’estradizione”. In primo luogo perché “si tratta di un caso umano. Non si alimenta più, ormai è chiaro che sta malissimo; non vedo perché molti criminali nazisti sono stati rilasciati perché troppo vecchi e malati e questo non dovrebbe valere nei suoi confronti”.

Come seconda motivazione per impedire l’estradizione di Petrella, Molteni si è richiamata proprio alla dottrina Mitterand affermando che “uno Stato che ha fatto un accordo, una promessa, non può rimangiarsela solo perché cambia Governo. In questo modo perde la sua credibilità. Putrella – ha aggiunto – ha rispettato la condizione di non commettere reati. Ha lavorato in Francia come assistente sociale, aiutando molte persone”. L’Italia però non ha mai condiviso la dottrina Mitterand ed ha sempre tacciato questa linea di essere contraria al diritto internazionale ed alla nomativa europea. La decisione di Sarkozy che, secondo Gabriele Discepoli, giornalista di Euronews, “non sposa per nulla la linea di Mitterand”, potrebbe apparire quindi come il tentativo di porre rimedio ad un errore.

Questo potrebbe essere vero anche perché, come testimoniato da Discepoli, “Sarkozy lavora da tempo per smentire questa dottrina”, ma “dopo la liberazione di Ingrid Betancourt il suo Governo ha promesso ospitalità ai membri delle Farc”. Questo punto è stato sottolineato anche da Molteni che si è chiesta “quale credibilità può avere questa dichiarazione se nel momento in cui si promette ospitalità a dei guerriglieri si estrada una persona per reati commessi 30 anni fa?”. Anche per Discepoli “facendo questa proposta e poi riconsegnando Petrella si rischia di non essere credibili”. Al di là della bontà o meno della dottrina Mitterand, quindi, abbandonarla rischia di danneggiare non solo la reputazione della Francia, ma la sua credibilità di entità politico-giuridica tanto più ora che, mentre si cerca di interromperla, viene fatta una proposta analoga per i membri della Farc.

Discepoli ha sottolineato questa contraddizione ed ha spiegato che “Sarkozy sta cercando di risolvere il problema con la richiesta di grazia al presidente Napolitano”. Se venisse liberata in Italia in pratica, anche le proteste per la concessione dell’estradizione verrebbero meno. Secondo Molteni, però, questa “è una scelta vigliacca di Sarkozy”, che “si lava le mani passando la patata bollente a Napolitano”. Secondo Molteni, inoltre, “in Italia la grazia non le verrà data perché anche la sinistra non appoggia questa causa”, quindi non ci sarebbero le condizioni perché il presidente della Repubblica faccia questo gesto. Questa eventualità, definita “grave” da Molteni alla luce delle attuali condizioni di Petrella, è subordinata però dalla decisione del Consiglio di Stato, la cui sentenza è tutt’alto che scontata in quanto, ha spiegato Discepoli, “la magistratura in Francia è indipendente”.