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Conflitto aperto tra i vertici della Nato in Afghanistan, dopo l’iniziativa del generale americano John Craddock, comandante supremo dell’Alleanza Atlantica in Europa, per concedere ai soldati dell’Isaf, la Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza a guida alleata, una vera e propria ‘licenza di uccidere’ nei confronti dei narcotrafficanti. Il settimanale tedesco ‘Der Spiegel’ e’ entrato in possesso di un documento segreto, in cui Craddock chiede di adottare una lotta senza quartiere contro “tutti i trafficanti di droga e le loro installazioni e attrezzature”. A sollevare proteste all’interno dell’Alleanza e’ il fatto che il generale Usa intenderebbe far eliminare fisicamente i baroni della droga afghani, anche in assenza di prove che li ricolleghino specificamente ai Talebani e ai canali di finanziamento degli ex studenti coranici. In una lettera datata 5 gennaio, Craddock scrive infatti come “non sia piu’ necessario impiegare i servizi di intelligence o produrre prove, in base alle quali un singolo trafficante di droga o un determinato laboratorio di raffinazione rientrino nei criteri che ne fanno un obiettivo militare”. Lo ‘Spiegel’ scrive che il generale americano e’ da mesi irritato con i suoi colleghi, in particolare con i tedeschi, per il loro rifiuto di adottare metodi spicci contro i trafficanti di oppio. Craddock motiva la sua ‘licenza di uccidere’ con il fatto che, in occasione del vertice Nato dell’ottobre 2008 a Budapest, i ministri della Difesa degli Stati membri avrebbero concordato sull’impiego delle truppe Isaf contro i trafficanti di droga afghani, in quanto l’Alleanza avrebbe “riconosciuto un chiaro e inestricabile nesso tra narcotraffico e insurrezione (dei Talebani, ndr)”. Il settimanale di Amburgo sottolinea in particolare come non intendano applicare la direttiva proprio i destinatari della missiva: il comandante delle truppe Isaf a Kabul, il parimenti americano David McKiernan, e il generale Egon Ramms, tedesco, responsabile della centrale Nato di Brunssum, nei Paesi Bassi, cui fa capo la stessa Isaf; entrambi considerano infatti tali indicazioni contrarie alle regole di ingaggio della missione in Afghanistan, e ancor prima al diritto internazionale.

Il quartier generale di McKiernan a Kabul ha replicato a Craddock che la sua iniziativa crea “una nuova categoria di forze armate nemiche”, e “annulla” la promessa fatta dall’Isaf alle autorita’ afghane di “impiegare il minimo indispensabile di forza militare, per evitare al massimo le vittime civili”. Al suo superiore gerarchico, appunto Craddock, il generale Ramms avrebbe invece ribattuto di non essere disposto a deviare dalle regole di ingaggio prestabilite, mandandolo cosi’ su tutte le furie. Lo ‘Spiegel’ aggiunge che il generale Usa, uomo di fiducia dell’ex presidente George W. Bush, avrebbe adesso timore di essere sollevato dal proprio incarico da Barack Obama, mentre a sua volta avrebbe fatto sapere di voler sostituire quei comandanti che si rifiuteranno di eseguire le discusse direttive.
Il settimanale tedesco denuncia peraltro che gia’ a fine dicembre 2008 il ‘Central Command’ della Florida, il quartiere generale Usa competente per le attivita’ militari in Afghanistan, avrebbe allentato le regole di ingaggio esistenti, consentendo alle forze americane di bombardare i laboratori della droga a condizione che potessero trovarvi la morte “non piu’ di dieci civili”. Nel frattempo il segretario generale dell’Alleanza, l’olandese Jaap de Hoop Scheffer, ha definito in un comunicato “inaccettabile” il fatto che “documenti confidenziali siano stati fatti filtrare all’esterno”, e annunciato “un’immediata inchiesta sulla vicenda, che sara’ perseguita vigorosamente”. Secondo stime realistiche, oltre il 50 per cento del Pil afghano e’ realizzato attraverso la produzione e il commercio di oppio, e dell’eroina che se ne ricava. Da un simile traffico i Talebani otterrebbero proventi superiori all’equivalente di 100 milioni di dollari l’anno, con cui pagare i loro combattenti, provvedere all’acquisto di armi e coprire ogni altra esigenza per proseguire la lotta armata.