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Le elezioni europee di giugno possono cambiare lo scenario dell’Unione, e a giudicare da quanto si osserva, questo cambiamento potrebbe portare ulteriore acqua ai mulini del populismo, dell’autoritarismo e dell’intolleranza.  La società civile europea che si occupa delle politiche delle droghe ne è consapevole, e chiama i candidati al Parlamento Europeo a una precisa responsabilità: non solo per impedire un ritorno indietro rispetto alle attuali posizioni comunitarie, ma soprattutto per favorire un processo di riforma, di decriminalizzazione e sperimentazione di politiche alternative. Il  Manifesto per una politica delle droghe che renda l’Europa più sicura, più sana e più giusta, promosso dai network  C-European Harm Reduction Network, International Drug Policy Consortium e NEW NET, con l’adesione di centinaia di associazioni, vuole attivare un confronto con  i candidati  alle elezioni 2024, attorno ad alcuni nodi che saranno cruciali non solo per quel 30% di europei che fanno o hanno fatto uso di una sostanza illegale, ma anche per la democrazia, l’economia, la coesione sociale e il rispetto dei diritti in tutti i paesi dell’Unione. Se infatti le politiche delle droghe sono materia nazionale, la Commissione e il Consiglio europei svolgono  un ruolo di indirizzo non secondario: la Strategia e Piani d’azioni sulle droghe orientano e in parte vincolano le politiche degli stati;  l’agenzia europea sulle droghe, EMCDDA, da giugno EU Drugs Agency (EUDA), elabora linee guida sulla base delle evidenze; senza contare che, nello scenario delle agenzie ONU,  l’Unione gioca un ruolo comunque di apertura e di contrasto  al blocco iperproibizionista capeggiato da Russia e Cina. Anche quest’anno, alla CND – Commission on Narcotics Drugs a Vienna, è riuscita a tenere salda la sua coesione su risoluzioni progressiste, tenendo insieme anche paesi, come il nostro e come l’Ungheria, recalcitranti ma tenuti a non rompere il fronte comunitario. Il Manifesto giunge dopo un periodo in cui i segnali dalla Commissione non sono stati positivi: la prima formulazione della Strategia europea 2021-2025 era stata rigettata dall’allora presidenza tedesca, anche grazie alla pressione delle associazioni, perché molto sbilanciata sull’approccio penale, e la riforma dell’EMCDDA / EUDA è fortemente incentrata sulla diminuzione dell’offerta piuttosto che su salute, inclusione e valutazione delle politiche.

Ai candidati il Manifesto chiede un impegno su quattro temi: abbandonare la ‘guerra alla droga’ e riequilibrare le politiche comunitarie a favore dell’inclusione  sociale e della salute,  ridimensionando, anche sul piano economico,  l’approccio penale; coerentemente, aumentare l’investimento nel welfare e nella salute, con attenzione alla riduzione del danno; esplorare approcci innovativi, come la regolazione legale dei mercati; assicurare la partecipazione ai processi decisionali della società civile, delle persone che usano droghe  e delle comunità coinvolte. Il Parlamento Europeo, pur nei limiti del suo mandato, può giocare un ruolo importante, adottando posizioni sul tema, promuovendo iniziativa politica, favorendo il dialogo con gli attori sociali.  In Italia, le associazioni per la riforma delle politiche sulle droghe hanno aderito attivamente e stanno oggi chiamando i candidati italiani a sottoscrivere il Manifesto e includerlo nel loro programma politico. La prima presentazione del Manifesto si terrà a Roma, l’11 maggio, in occasione dell’assemblea annuale di Forum Droghe: vogliamo pensare che la politica italiana progressista voglia e sappia presidiare la partita di democrazia, giustizia sociale, ragionevolezza e rispetto dei diritti che si gioca attorno al tema delle droghe.

Il manifesto e l’assemblea Voltare pagina nelle politiche europee sulle droghe e …nelle politiche italiane  di Forum Droghe l’11 maggio a Roma su Fuoriluogo.it