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joep_oomen.pngI recenti eventi nel mondo arabo ci hanno mostrato che quando il popolo si unisce, è in grado di rovesciare i regimi più potenti e repressivi, anche in modo pacifico. E’ mai possibile che “l’approccio egiziano” possa applicarsi al regime di proibizione mondiale della droga? Avranno successo Encod e gli altri attori non governativi che vogliono sfidare l’attuale politica di controllo della droga?
Se l’ultimo meeting annuale della Commissione sulle Droghe Narcotiche delle Nazioni Unite (Cnd) può dare un’indicazione affidabile sullo stato attuale del dibattito sulle politiche internazionali, allora non c’è ragione di essere pessimisti. Per dirla con Michael Krawitz, direttore esecutivo dell’associazione dei “Veterani Americani per l’Accesso alla Canapa medica”: “Il dibattito mondiale sulla politica della droga è come una tartaruga marina gigante. Se ti metti di lato e la guardi, non la vedi muovere. Ma se vai via per un po’ e dopo ritorni, non è più nello stesso posto”.
Quando noi di Encod, nel 1995, partecipammo per la prima volta alla riunione della Cnd, chiaramente non c’entravamo niente. I meeting  erano dominati da uomini in completo, che mai avevano messo in discussione la Convenzione Unica. Non c’era nessuna attenzione da parte dei media, e le poche Ong che portavano un messaggio critico erano considerate come elementi eccentrici. Naturalmente, l’interazione fra i governi e la società civile non conduce automaticamente a comprendersi reciprocamente o a convergere sulle stesse idee.
Tuttavia oggi, parlando col rappresentante del governo francese (ma anche con altri delegati) ho notato che non c’è più un reale convincimento circa il successo della proibizione. Le risoluzioni preparate per essere approvate l’ultimo giorno della Sessione Plenaria sostanzialmente riguardavano questioni tecniche. La linea politica del nuovo direttore dello Unodc), Yuri Fedorov, non è chiara, ma nel suo primo incontro pubblico con le Ong si è mostrato più rispettoso del suo predecessore Antonio Maria Costa. Non è stata fatta alcuna menzione ufficiale del cinquantesimo anniversario della Convenzione Unica sulle droghe dell’Onu che cade quest’anno. Ma quando abbiamo distribuito l’annuncio che avremmo seppellito questa convenzione, ci è sembrato che la gran parte dei partecipanti fossero con noi.
Ci è stato perfino concesso di fare un discorso nell’Assemblea Plenaria, il 25 marzo. Di fronte alle delegazioni di più di centocinquanta paesi, la rappresentante di Encod, Beatriz Negrety, ha spiegato perché la Convenzione Unica non è più rilevante: “Le Nazioni Unite dovrebbero cominciare a delineare una nuova strategia di controllo del fenomeno droga. Una strategia che sia costruita sulle esperienze locali e sulle evidenze scientifiche, e non più su principi “morali” completamente al di fuori della realtà. Come cittadini del mondo che sono preoccupati per il problema droga e ne subiscono gli effetti, raccomandiamo all’Onu di sostituire la Convenzione Unica con un accordo globale che permetta ai singoli governi di progettare e implementare le loro specifiche politiche”.
La stessa sera abbiamo celebrato la cerimonia di cremazione della Convenzione Unica di fronte all’edificio delle Nazioni Unite e il giorno dopo, con l’urna delle ceneri, abbiamo fatto la nostra conferenza stampa, commentando i promettenti sviluppi dell’uso della cannabis a scopo medico. Come sempre, gli sviluppi più interessanti sono il risultato delle iniziative dei cittadini: all’inizio, la riduzione del danno, le “stanze del consumo” sicuro e i Cannabis Social Club sono state tutte esperienze underground, prima di essere riconosciute dai governi come approcci legittimi. Questa lezione potrebbe valere anche per la foglia di coca, e varrebbe la pena tentare di fondare un Social Club Europeo della foglia di coca.
Encod continuerà a mettere in rete le persone e le organizzazioni che vogliono adattare le politiche delle droghe alla realtà e non viceversa. Così come continueremo a rappresentare l’organizzazione a livello della Ue e dell’Onu, ma allo stesso tempo ad elaborare strategie pratiche per una azione comune.
Con Michael Krawitz abbiamo discusso la necessità di scambiare esperienze fra i Cannabis Social Club dei diversi continenti e di stilare un codice operativo di condotta. Forse già quest’anno potremmo annunciare la Prima Convenzione Mondiale dei Cittadini sulla cannabis. Diamo una spintarella alla tartaruga…