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“Istigazione al suicidio” è il titolo del fascicolo aperto in Procura a Bari, ora che è morto Carlo Saturno, il giovane detenuto di Manduria, trovato impiccato a un lenzuolo il 30 marzo scorso, in una cella di isolamento del carcere di Bari.

Carlo, 22 anni, nei giorni scorsi avrebbe dovuto testimoniare in un processo, in corso a Lecce, a carico di nove agenti di polizia penitenziaria dell’istituto minorile, accusati di presunte violenze avvenute nel 2006. Ma una settimana fa ha scelto di uccidersi, come già una volta aveva minacciato di fare tagliandosi le vene: tirato giù dai secondini, aveva lottato fra la vita e la morte fino a ieri, ricoverato nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Bari, quando il suo encefalogramma è risultato piatto.

Subito dopo il suo gesto, in procura era stato aperto un fascicolo, a carico di ignoti e senza alcuna ipotesi di reato, e affidato ai sostituti procuratori Pasquale Drago e Isabella Ginefra. Durante le indagini, era emerso un pestaggio, che il giovane detenuto per furto avrebbe subito il giorno prima di impiccarsi, da parte delle guardie carcerarie, durante un tentativo di ribellione da lui messo in atto quando aveva saputo di dover cambiare padiglione.

Nella colluttazione Carlo aveva fratturato una mano a un agente. Era stato quindi arrestato, in base a un provvedimento poi convalidato dal gip del tribunale. I pm avevano poi affidato al medico legale Francesco Introna l’incarico di accertare se il giovane avesse riportato lesioni da quella colluttazione. Ieri, a seguito del decesso, le indagini hanno preso un’altra piega e si cerca di capire se qualcuno, con violenze o pressioni di altro genere, abbia determinato in lui la decisione di farla finita.

Il reato ipotizzato è il 580 del codice penale, che recita: “Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni”. Per vederci più chiaro, i pm hanno disposto l’autopsia e perquisizioni nel carcere di Bari: la polizia giudiziaria ha acquisito fascicoli e documentazione utili a ricostruire i giorni precedenti al suicidio.

E intanto, un’altra inchiesta è stata avviata dal capo del Dipartimento della polizia penitenziaria, Franco Ionta che intende fare “massima chiarezza” sulle cause della morte di Carlo Saturno. “Dal momento però che è in corso un’indagine penale  –  ha spiegato  –  chiederò il nulla osta alla procura di Bari per non interferire con l’autorità giudiziaria. Se i pm daranno il via libera all’inchiesta amministrativa, questa sarà centralizzata, nel senso che verrà condotta dall’ufficio ispettivo del Dap e dalla direzione generale detenuti. In questo caso l’inchiesta dovrebbe concludersi nel giro di una settimana, al massimo dieci giorni”.

Si augura invece, che l’autopsia “faccia luce, senza lasciare dubbi, sulle reali cause della morte e su ciò che è accaduto nei suoi ultimi giorni di vita” Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone che si batte per i diritti nelle carceri. “L’inchiesta interna disposta dal Dap faccia anche chiarezza sul perché  –  aggiunge  –  il ragazzo fosse stato posto in isolamento e se ciò fosse legittimo. È inoltre da verificare se fossero state adottate misure di sostegno per una persona che aveva manifestato paura e depressione”. Gonnella annuncia, infine, che “sulla vicenda del processo alle guardie penitenziarie, in cui il giovane era parte lesa, rinviato a dopo la prescrizione dei reati, è pronto un esposto al Csm”.