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Le limitazioni ai tipi di cannabis autorizzati alla coltivazione dopo l’adozione della legge sulla regolamentazione di questo mercato, e’ un problema in un Paese dove gia’ ne circolano diverse varieta’.
Al fine di facilitare il controllo offrendo comunque una gamma di diversi prodotti, il governo uruguayano intende autorizzare da quattro a sei varieta’ di marijuana perche’ “ci sono dei consumatori che hanno il palato fine”, spiega il segretario generale dell’Ufficio nazionale delle droghe, Julio Calzada.
Il progetto di legge prevede tre modi per usare la cannabis, tutti dopo la registrazione legale: autocoltivazione (massimo sei piante), la coltivazione in club di consumatori (con un massimo di 45 membri e 99 piante) e la vendita in farmacia, sotto controllo pubblico (40 grammi al massimo ogni mese).
La possibilita’ di controllare migliaia di coltivatori privati suscita scetticismo nei principali addetti ai lavori, che acquistano gia’ i loro semi all’estero via Internet o creano da soli le diverse varieta’.
“Per l’uso domestico non si puo’ avere il controllo delle varieta’ che l’uruguayano medio piantera’”, dice Juan Andres Palese, gerente di un negozio, nel centro di Montevideo, dedicato alla coltivazione della cannabis, dai vari supporti ai fertilizzanti, passando per le lampade o gli armadi per le coltivazioni interne.
“Controlleranno le case di 10.000 persone per vedere se queste hanno le painte autorizzate?”, si domanda Palese.
Il suo negozio, di cui e’ proprietario con altre due persone, offre solo prodotti legali e nel Paese e’ rappresentante di due marchi internazionali di prodotti per la coltivazione della cannabis, e’ il primo ad aver aperto, seguito nei mesi scorsi da altri due nuovi negozi.
Una “banca dei semi” locale offre anche, con riservatezza e via Internet, dei semi di marijuana ai “collezionisti”, sotto copertura fino a che la legge permettera’ la coltivazione.
Il dibattito sulle varieta’ coltivabili e’ stato occasione perche’ i media locali dessero molta risonanza evocando che, dietro al progetto di legge uruguayanao, ci fosse la presenza del gigante multinazionale Monsanto, non molto amato dai difensori dell’ambiente e dai piccoli contadini. Alcuni sono sicuri che Monsanto cerchera’ di imporre sul mercato dei semi transgenici.
Per Juan Calzada, “questa ipotesi non ha alcun fondamento. L’Uruguay non è affatto un mercato per Monsanto”.