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Dopo mesi di incontri tra i vertici dell’Onu e’ stato creato un “nuovo piano antidroghe”.

La politica della Commissione anti narcotici prevede che ci si occupi non solo dei traffici, ma anche delle cure per la tossicodipendenza.

Ma ci sono gia’ controverse interpretazioni del programma, infatti per alcuni esperti non ci sono sostanziali novita’ rispetto alla vecchia politica. Ricordiamo che negli ultimi dieci anni l’obiettivo era di liberare il mondo dalle droghe.

Per il dottor Alex Wodak, del centro antidroghe dell’ospedale St. Vincent di Sidney, la politica dell’Onu e’ sbagliata. “I traffici mondiali degli stupefacenti ammontano a oltre 300 miliardi di dollari americani l’anno, e se cio’ fosse riferito ad un singolo Paese, questo si posizionerebbe al 21esimo posto tra le economie mondiali”.

Mike Trace, presidente dell’International Drug Policy Consortium, che ha partecipato come osservatore alle riunioni dell’Onu, ha dichiarato che sperava che la commissione adottasse una politica sulla riduzione del danno, strategia gia’ adottata da altre Agenzie dell’Onu, rimanendo deluso dalle conclusioni. “Il tono generale della riunione era di congratulazioni sui successi raggiunti. Tutti affermavano quanto fossero stati positivi i programmi degli ultimi dieci anni, chiedendo di rinnovarli per la prossima decade”, aggiunge Trace.

Il cambio di Amministrazione negli Stati Uniti e’ arrivato troppo tardi per poter influenzare la politica di questa ultima riunione Onu.

“Molta della politica adottata risale ancora a quella di Bush. Nelle ultime settimane ci sono stati alcuni approcci diversi, ma comunque sempre tardivi per influenzare le recenti decisioni”, conclude.

Sandeep Chawla, dell’Unodc, ritiene che i nuovi obiettivi della Commissione non significhino un nuovo approccio al problema. “Concordo che non ci siano state clamorose svolte, ma c’e’ stata la dichiarazione in favore della riduzione del danno, l’abbandono dell’utopia di una societa’ senza droghe, e il riconoscimento che le droghe siano un problema sanitario”.

Ma rimangono i dubbi su cosa concretamente significhino questi nuovi programmi. Alcuni Paesi, tra cui l’Australia, ritengono che in concreto non prevedano programmi di distribuzione delle siringhe o simili programmi alternativi, risultati efficaci.

Al termine del summit dell’Onu, rimangono le domande e i dubbi sull’applicazione dei programmi decisi.