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(Pietro Yates Moretti sul Notiziario Aduc) San Patrignano, da sempre un campione della politica repressiva sulle droghe, ha ieri elogiato la dittatura del Myanmar per i risultati ottenuti contro il traffico di droga. Negli ultimi anni, le coltivazioni di oppio sarebbero infatti diminuite dell’80%, grazie anche ai finanziamenti delle Nazioni Unite. A parte il cattivo gusto di elogiare le politiche di repressione sulla droga di un regime totalitario che proprio in questi giorni ha puntato le armi sui propri cittadini, e’ forse il caso di ricordare quali sono i metodi e risultati della Junta birmana:

  • arresto di giovani donne che hanno denunciato violenze sessuali dei soldati;
  • sospetti narcotrafficanti torturati e uccisi dagli agenti antinarcotici;
  • il Governo lascia che alcuni capi del narcotraffico continuino a produrre oppio in cambio di un loro aiuto a reprimere la resistenza;
  • eradicazione selettiva, ovvero eradicazione esclusiva dei coltivatori nelle zone in cui operano organizzazioni antigovernative;
  • campi espropriati a contadini ora coltivati da ex ufficiali dell’esercito;
  • su 22 cittadine dichiarate “liberate da oppio” da Governo e Unodc (l’agenzia Onu sulledroghe), almeno 11 continuano a coltivarlo;
  • se una citta’ viene liberata dall’oppio, le altre vicine cominciano a produrre lontano dagli occhi dell’Unodc;
  • esodo di massa di contadini dalle aree che rientrano nel progetto delle Nazioni Unite sulle colture alternative a causa dell’imposizione di tasse troppo alte (The Transnational Institute). Secondo l’Onu ed il Governo Usa, sarebbero un milioni i rifugiati nei Paesi limitrofi e all’interno del Paese;
  • il Myanmar ha il piu’ alto numero di bambini soldati al mondo (Rapporto Onu);
  • I bambini soldato partono dall’eta’ di 11 anni (Human Rights Watch);
  • Il 20 percento dell’esercito e’ composto di minori (Coalition to Stop the Use of Child Soldiers);
  • Governo e’ coinvolto nel traffico di esseri umani (Dipartimento di Stato Usa, 2006);
  • oltre mille prigionieri politici;
  • uso militare della violenza sessuale su donne e bambini come strumento di repressione;
  • produzione di metanfetamine, prodotte in laboratori nascosti, continua a crescere;
  • per tre anni consecutivi, la Casa Bianca giudica gli sforzi antidroga della dittatura di Burma “dimostrabilmente falliti”, e definisce il Paese uno dei maggiori centri del narcotraffico al mondo;
  • lo stesso programma dell’Unodc che oggi finanzia le colture alternative in Myanmar, ha finanziato per anni la dittatura talebana in Afghanistan (oggi il primo produttore di oppio al mondo);
  • servizi segreti militari coinvolti nel narcotraffico;
  • arresti e tortura dei familiari dei contadini per “incoraggiarli” a scegliere colture alternative all’oppio.
    Questi sono solo alcuni dei “successi” della giunta militare, che ogni hanno celebra con un grande falo’ di sostanze sequestrate e parate militari il suo impegno contro il narcotraffico.
    Noi temiamo che la politica antidroga birmana, finanziata dalle Nazioni Unite come gia’ quella dell’Afghanistan, sia un altro prezioso strumento di controllo e repressione di un brutale regime ai danni dei suoi cittadini. Tutt’altro che da elogiare.