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(Donatella Poretti sul Notiziario Aduc) Certo che a San Patrignano hanno perso una buona occasione per tacere. Nei giorni in cui e’ in corso una cruenta repressione del popolo birmano da parte di un regime totalitario, la comunita’ di Muccioli parla del Myanmar (e del suo dittatore) come modello di repressione del narcotraffico (1).
Mentre monaci, cittadini e giornalisti vengono picchiati ed uccisi solo per aver chiesto pacificamente di poter scegliere i propri governanti, dalle tavole imbandite della festa culinaria “Squisito”, San Patrignano elogia l’impegno della Junta che, in collaborazione e con i soldi delle Nazioni Unite, avrebbe eradicato l’80% delle coltivazioni di papavero da oppio in dieci anni.
Ricordiamo che il Myanmar e’ uno dei maggiori produttori di metanfetamine, che, fabbricate facilmente anche in un sottoscala e quindi non visibili, stanno sostituendo l’oppio. Non solo, nel 2004 e’ uscito fuori che i servizi segreti militari erano collusi con i narcotrafficanti.
Inoltre una settimana fa, il rapporto annuale sulle droghe del Governo americano (che non puo’ essere accusato di essere antiproibizionista) ha bocciato per il terzo anno consecutivo il Myanmar, definendo i suoi sforzi contro il narcotraffico “dimostrabilmente falliti” e giudicandolo uno dei maggiori centri globali del narcotraffico. Solo il Venezuela e’ giudicato altrettanto negativamente. Tutto questo con possibilita’ (o probabilita’) che la Junta si finanzi ora con il traffico piu’ “discreto” di metanfetamine, al contempo prendendo denaro dalla comunita’ internazionale per coltivare te’ o quant’altro. Lo stesso programma, quello elogiato da San Patrignano, che ha messo milioni e milioni di dollari dell’Onu nelle tasche dei talebani dell’Afghanistan.
Chiediamo a San Patrignano di pensare a fondo su quello che dice, ed il modello di societa’ che vorrebbe anche nel nostro Paese. La repressione non e’ la giusta risposta alla malattia, e soprattutto alla dignita’ e alla liberta’ degli individui.