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(Tratto da Il nuovo Riformista del 19 luglio 2007) Gordon Brown ci piace: nelle sue prime settimane a Downing street, ha dato prova di fermezza e coerenza sul fronte interno, mentre in politica estera ha già dimostrato di avere una linea molto più indipendente e progressista del suo predecessore. Mentre Londra e Glasgow erano scosse dall’allarme terrorismo, per esempio, Brown ha mantenuto la promessa di concedere più poteri al Parlamento, e mentre Bush tuonava a favore della guerra in Iraq, il premier inglese gli ha mandato uno dei membri più fidati del suo cabinet a parlare di pace e di multilateralismo. Lo ripetiamo, insomma, Gordon Brown ci piace. Eppure, ieri a Downing street sono accadute due cose che ci sono piaciute un po’ meno. Primo: il ministro della Difesa ha criticato gli amici e alleati Nato, chiedendo un maggiore impegno militare in Afghanistan, e da Brown non è arrivata neppure una parola in proposito. Secondo: il premier ha annunciato, con uno zelo che poteva sembrare eccessivo, di prendere in considerazione l’idea di inasprire le penalità sul consumo di cannabis.
Cominciamo dall’Afghanistan. In un’intervista alla Bbc, il ministro della Difesa britannico Des Browne si è detto «profondamente preoccupato» perché alcuni paesi membri dell’Alleanza atlantica sarebbero restii a contribuire con mezzi e uomini. Dell’impegno europeo in Afghanistan abbiamo già discusso quando fu Bush a lamentarsene: non si può trattare i partner europei come alleati di seconda scelta, come l’amministrazione Bush ha fatto per più di sei anni, e poi aspettarsi chissà quale grande impegno. Certo Gordon Brown non avrebbe potuto metterla in questi termini, ma il suo silenzio davanti alle dichiarazioni del ministro della Difesa stupisce ugualmente. Poi c’è la questione della cannabis: Gordon Brown non si è mai spacciato per un fervente antiproibizionista, e non ci aspettavamo certo che proponesse la depenalizzazione della marijuana. Eppure quando Brown, ieri, ha fatto sapere di stare seriamente valutato di cambiare la legge sulla cannabis siamo rimasti un po’ stupiti. Non è una misura simbolica: si tratterebbe di promuovere la canapa indiana dal grado C al grado B nel catalogo delle droghe in mano al governo britannico, e questa promozione, come ha subito scritto il Guardian, implicherebbe pene molto più severe per chi di queste sostanze fa uso. Non sappiamo perché Brown abbia preso tanto a cuore la questione, ma di certo sbattere in galera qualche ragazzino che si fa le canne in più non ci sembra di pubblica utilità.