Tempo di lettura: 5 minuti

La prima parte dell’articolo sulle conseguenze sociali e sanitarie dell’uso di cocaina, apparsa su Fuoriluogo di ottobre, mostra come a una medesima sostanza possano corrispondere forme di consumo molto diverse tra loro. Così è per l’alcol: si pensi a un gruppo di “street drinkers” o a un raffinato party in ambiente accademico. Le due immagini servono come lezione numero uno nella sociologia del consumo di droghe.

Lo stesso vale per la cocaina, che è presente in America in circostanze e gruppi sociali di tutti i tipi, dai ghetti urbani ai sobborghi ele- ganti. Perciò – lezione numero due – le conseguenze sociali e sanitarie dell’uso della sostanza dipendono dal gruppo a cui il consumatore appartiene e dal suo modello di consumo. Per modello di consumo di una droga intendiamo la misurazione di alcune variabili come la quantità consumata, la frequenza del consumo e l’intensità dell’intossicazione. Di solito definiamo anche il tipo di situazione che il consumatore sceglie per consumare. Ad esempio, possiamo riscontrare un uso infrequente ma con dosi elevate, oppure un uso quotidiano ma con dosi limitate, o un uso frequente e con dosi elevate. Per studiare le conseguenze sociali e sanitarie del consumo, dobbiamo distinguere molto attentamente tra i diversi modelli di consumo.


[avatar user=”Peter Cohen” size=”thumbnail” align=”right” /]

Pendendo in considerazione il modello di consumo più il gruppo sociale o culturale a cui il consumatore appartiene, è possibile distinguere tipi di uso di cocaina in cui le conseguenze sociali e sanitarie sono quasi nulle. Se l’uso di cocaina non interferisce con l’alimentazione, se non interferisce con il funzionamento sociale sia all’interno del gruppo che in relazione ai gruppi esterni, le conseguenze sociali sono nulle.

È però possibile identificare consumatori che usano la cocaina quotidianamente in una quantità più alta, o molto alta, e che desiderano che il livello di intossicazione sia alto, il cui gruppo vuole creare il background sociale per questo tipo di uso frequente ad alta intensità. Qui le conseguenze sociali saranno piccole nel gruppo primario a cui appartiene il consumatore, ma piuttosto platealmente negative in relazione ai gruppi esterni.

Un altro aspetto è la determinazione delle conseguenze del consumo di cocaina per quanto riguarda il comportamento. Tutti noi sappiamo che gli amanti dello sport, certamente se lo sport è il calcio, possono essere piuttosto violenti gli uni con gli altri. Questa violenza tende ad essere amplificata dall’alcool, e lo stesso può dirsi per la cocaina. Nei gruppi in cui la violenza interna è accettata o persino desiderata, la cocaina può facilitare questo comportamento. Le conseguenze all’interno del gruppo sono in genere limitate, cosa che non può dirsi per le relazioni con i gruppi esterni.

Ma, nel caso dell’alcool come in quello della cocaina, possiamo vedere che alcuni consumatori consumeranno in eccesso, oppure, per sostenere un particolare comportamento o effetto emotivo, consumeranno così tanto che persino il gruppo non ac- cetterà questo fatto. Se ciò si verifica, come accade per alcuni consumatori, le conseguenze sociali sono pesanti. I forti consumatori si trovano ad avere relazioni sociali profondamente disturbate, che talvolta possono sfociare in un totale ostracismo e persino nella morte. Probabilmente questi rari modelli  di  consumo sono causati da problemi complessi che giustificano la scelta di questi modelli anche se, in ultima analisi, essi possono dimostrarsi molto controproducenti. Assai spesso, tali modelli di consumo estremi vengono abbandonati non appena il consumatore riesce a trovare un adattamento più utile.

Comunque, anche un consumatore di cocaina il cui modello di consumo non sia affatto intensivo può registrare conseguenze sociali piuttosto distruttive. Immaginate una donna che conduca la vita di una consulente del ministero della Salute, cono- sciuta e molto stimata. Nel tempo libero, questa donna invita artisti e attori nel suo elegante appartamento in riva al fiume. C’è chi sniffa cocaina e uno degli ospiti anziani fa un errore; sniffa troppa cocaina dopo aver bevuto whisky e ha un attacco di cuore. L’ospite viene portato all’ospedale e fortunatamente sopravvive, ma la storia esce sui giornali. La carriera della consulente del ministero della Salute è finita!

Dunque, consentitemi di trarre una conclusio ne da tutte queste osservazioni, per poi passare a discutere alcune conseguenze, riferite dagli stessi consumatori, dell’uso di cocaina in gruppi che hanno modelli di consumo diversi. Rispondere a domande concernenti le conseguenze sanitarie e sociali del consumo di cocaina non è possibile se prima non si definisce:

  • qual è il background culturale del consumatore
  • qual è il contesto sociale e culturale e, soprattutto, economico, del consumatore durante la sua carriera di consumo
  • quali funzioni specifiche l’uso di cocaina ha per un individuo particolare
  • in che misura un consumatore è in grado di evitare errori, sia in situazioni in cui mostra il suo consumo di cocaina ad altri, sia nell’evitare errori a livello dell’intensità dell’intossicazione o della combinazione con altre

Nell’anno 2000 Tom Decorte, un criminologo belga, ha pubblicato un suo lavoro sui modelli di consumo e sulle carriere dei consumatori di cocaina. Egli ha reclutato i soggetti per la sua ricerca nella vasta scena della vita notturna di Anversa, ma anche nei settori più marginalizzati della città.

Come noi stessi abbiamo fatto nel nostro studio sui consumatori di cocaina, Decorte ha confrontato i suoi risultati con quelli di altri ricercatori che avevano reclutato la maggior parte dei loro consumatori di cocaina nelle comunità culturali dominanti delle loro rispettive città. Desidero presentarvi alcune delle sue conclusioni depurate da lunghi elenchi di effetti, sia fisici che psicologici. Questi ultimi possono essere esaminati in tutte le fonti che vi ho menzionato. Ma ciò che conta è la loro interpretazione.

Decorte dice che «i nostri dati e quelli di alcuni importanti campioni rispecchianti il territorio… mostrano che la cocaina fornisce un’ampia gamma di effetti positivi a coloro che la usano con moderazione: più energia, un’attenzione alla dimensione intellettuale, un’intensificazione delle sensazioni, una maggiore socialità e intimità sociale. Il lavoro e le attività sociali, sessuali o ricreazionali possono essere ravvivate, e molti intervistati usano la droga in modi non solo piacevoli ma anche produttivi».

«Di solito, i professionisti che operano in campo sanitario, le forze di polizia, i politici e le informazioni fornite dai media sostengono che, nel lungo termine, le sostanze illecite possono solo avere effetti negativi… Contrariamente a questo discorso ufficiale, quanto viene riferito dai nostri intervistati mostra che i ben noti effetti negativi compaiono spesso come fastidi minori, e che i fattori relativi al livello di consumo (tra cui la dose e la frequenza del consumo), al set e al setting hanno tutti conseguenze importanti nel bilancio delle esperienze positive e negative con la cocaina». Per la ricercatrice canadese Erickson e per i suoi colleghi, gli effetti negativi più interessanti della cocaina sono le allucinazioni e la paranoia, perciò decidono di indagare su questi effetti. Loro hanno osservato che anche questi effetti “farmacologici”, apparentemente inevitabili, in realtà non lo sono affatto. La paranoia tendeva a diminuire o a non comparire quando i soggetti avevano un maggior numero di amici consumatori di cocaina, e anche le allucinazioni tendevano a co-variare in presenza di altre persone durante il consumo, e in caso di consumi meno frequenti.

Dovremmo concludere che la maggior parte degli effetti negativi sono sempre controbilanciati da effetti positivi, e che per la grande maggioranza dei consumatori di cocaina la bilancia costi-benefici della cocaina tende a pendere dal lato positivo. D’altra parte, si verificano sempre degli effetti negativi, e l’unico modo di influire sulla gravità di questi effetti è mantenere i modelli di consumo dentro i setting sociali.

Per tutti i consumi e tutti i consumatori, l’esclusione sociale e la marginalizzazione sono i setting peggiori, e a volte le persone usano le droghe in modi e quantità che creano involontariamente questi setting avversi. D’altra parte, l’esclusione e la marginalizzazione sono spesso accresciuti proprio dalle nostre stesse politiche e dalle nostre stesse istituzioni assistenziali. La migliore riduzione del danno e dei reati ottenibile è il ridimensionamento della marginalizzazione e dell’esclusione dei consumatori di droghe, anche se questo significa che le droghe che a loro piace (ancora) usare dovrebbero essergli rese accessibili a costi accettabili. A mio parere l’uso quotidiano e regolare, in determinate circostanze chiamate anche tossicodipendenza, costituisce per le persone un pericolo di gran lunga minore dell’esclusione sociale. Le politiche sulle droghe progressiste affrontano l’esclusione connessa alla droga, più di quanto non affrontino il consumo (intensivo) di droghe di per sé.

Le nostre istituzioni che assistono questo tipo di consumatori possono giocare qui un ruolo significativo e positivo, se sono disposte sin dall’inizio del loro coinvolgimento ad accettare l’utilità di questo modello di consumo, utilità che il consumatore percepisce.  [2-fine]

* Relazione presentata con il titolo “The social and health consequences of cocaine use. An introduction” a Berna, Svizzera, in occasione della Nationale Designerdrogen und Kokainkonferenz, 3-4 giugno 2004. Copyright 2004 Peter Cohen.