Tempo di lettura: 3 minuti

La rubrica sulla Cannabis Terapeutica di Fuoriluogo.it

Numero 33 – Novembre 2020
Supplemento mensile alla
newsletter di Fuoriluogo.it – Droghe e Diritti
Ogni quarto lunedì del mese nella vostra mail
A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
www.medicalcannabis.it | ACT su Facebook

Fibromialgia, studio in doppio cieco.

Lo studio, svolto in Brasile, è stato svolto secondo le caratteristiche di miglior scientificità, ovvero controllato, in doppio cieco, contro placebo. Ne abbiamo dato notizia in un’altra pagina di Fuoriluogo. Ricordiamo qui che è stato usato un olio ricco in THC (24,44 mg/ml di THC e 0,51 mg/ml di CBD) iniziando con una goccia sublinguale al dì. La dose media è stata di 3,6 gocce al dì. Le pazienti (tutte donne) erano seguite con il “Questionario di Impatto della Fibromialgia”, e alla fine dello studio si è dimostrata una riduzione significativa dei sintomi rispetto all’inizio e rispetto al gruppo placebo. In particolare vi era stato miglioramento delle scale del “sentirsi bene”, “dolore”, “poter lavorare” e “fatica”. Non ci sono stati effetti avversi intollerabili. Gli autori concludono che i fitocannabinoidi possono essere una terapia a basso costo e ben tollerata per ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti con fibromialgia.

Il fuoco in bocca

La sindrome della bocca urente è un disturbo non raro in cui le persone sentono un continuo bruciore nelle mucose della bocca. Questo studio è stato svolto all’Università di Torino, utilizzando olio di cannabis estratto con il metodo Romano-Hazekamp (1 g di cannabis in 10 ml di olio). Alla fine dello studio vi era riduzione dei sintomi, con un miglioramento anche di ansia e depressione, senza effetti avversi seri.

Epilessia infantile: un caso esemplare

L’autore descrive un caso clinico di epilessia tipo Lennox Gastaut in un bambino di nove anni. Le terapie somministrate non avevano portato al controllo delle crisi, che si ottenne invece con l’estratto di cannabis ricco di CBD Epidiolex. Si ebbe infatti un completo controllo delle convulsioni e la normalizzazione dell’elettroencefalogramma. L’effetto del CBD sull’EEG con tale miglioramento non era mai stato descritto prima, a detta dell’autore.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33144805/#&gid=article-figures&pid=fig-1-uid-0

Dolore: risultati delle terapia e come predire la risposta

Questo studio condotto in Israele era volto sia a controllare i risultati di una terapia con cannabis nei pazienti con dolore cronico, sia a determinare se vi erano delle possibili condizioni che potessero predire il risultato. Per questo 1045 pazienti hanno compilato un questionario e dopo un anno 551 hanno completato il follow-up. L’intensità del dolore è diminuita del 20% e i sintomi correlati sono migliorati del 10-30%.  Vi è stata riduzione dell’uso di oppiacei del 42%. Gli effetti avversi erano frequenti ma di modica entità. La presenza di un sonno di lunga durata, un indice di massa corporea minore (cioè essere magri) e un minor punteggio di depressione predicevano un maggior successo terapeutico, mentre la presenza di dolore neuropatico (contrariamente a quanto in genere descritto) prediceva un successo minore.
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ejp.1675

Menopausa

Un sondaggio fatto su veterane statunitensi ha dimostrato che il 27% usava la cannabis per i sintomi della menopausa. La cannabis era più comunemente usata tra coloro che riportavano caldane e sudorazione notturna. Più cannabis, meno alcool
Gibson C, Huang A, Maguen S, Inslicht S, Byers A, Seal K. Cannabis use for menopause symptom management among midlife women Veterans. 2020 Virtual Annual Meeting of the North American Menopause Society. Poster 10, p. 14.
UPI del 28 Settembre 2020

Più cannabis, meno alcool

E’ stato svolto un sondaggio in Canada su pazienti trattati con cannabis medica. Ne è risultato che il 44% dei partecipanti ha ridotto il consumo di alcool durante 30 giorni, il 34% riduceva il numero di drink per settimana, e l’8% riferiva che non aveva più bevuto alcolici negli ultimi 30 giorni. Gli autori concludono che l’uso di cannabis medica potrebbe essere associato a riduzione e cessazione dell’uso di alcool, e poichè l’alcool ha un ruolo importante nelle criminalità, nella morbilità e nella mortalità, questi risultati possono determinare un miglior stato di salute nei pazienti in cura con cannabis medica e miglioramenti della salute e della sicurezza pubblici.
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0955395920303017?via%3Dihub

Normali le performance cognitive nei pazienti di media età ed anziani

Può la cannabis medica determinare una riduzione delle prestazioni cognitive? Questo studio, effettuato su pazienti dai cinquanta anni in su trattati per dolore cronico, non ha trovato differenze significative rispetto a un gruppo di controllo con una batteria di test che studiavano la performance cognitiva sulle reazioni psicomotorie, l’attenzione, la memoria di lavoro e l’apprendimento.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32964502/