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L’Agenzia antinarcotici degli Stati Uniti (Dea) ha diffuso i dati che provano che dal territorio centroamericano e messicano passa tra l’85 e il 90 percento degli stupefancenti destinati al mercato Usa, il più appetibile per la cocaina di provenienza sudamericana, e in particolare colombiana. Ivan Ríos, esponente della Dea nel Salvador, ha dichiarato in conferenza stampa che il piccolo paese centramericano, così come l’intera regione, serve da ponte per trasportare la droga fino al nordamerica. Le vie sono molti, sia terrestri che marittime. In atto diverse indagini su gruppi di persone che i cartelli colombiani e messicani stanno usando per fare da intermediari nella gestione di enormi quantità di narcotici. “Il Salvador ha le migliori rotte, un’ampia costa e un territorio piccolo, da dove possono uscire e entrare facilmente i narcos”, ha spiegato Ríos.
Come ricompensa per l’aiuto, agli intermediari viene consegnata una partita di cocaina, che poi piazzano localmente nelle periferie e nelle città.
Le autorità salvadoregne hanno sequestrato nel solo 2007 4,4 tonnellate di droga, per un valore di 102 milioni di dollari. Mercoledì scorso, sono state bruciate circa due tonnellate di polvere bianca pura, per un valore di 45 milioni di dollari, sequestrata a narcotrafficanti colombiani catturati il 24 agosto.
L’ambasciatore statunitense a San Salvador, Charles Glazer, ha promesso di appoggiare con più personale tecnico e scientifico le autorità locali per far fronte al “problema della sicurezza, che è abbastanza serio”. Un documento della polizia constata che nel 2007 sono stati commessi 3.370, con una media di 9,6 al giorno. L’anno scorso, la media è stata di 10,8 omicidi in un giorno. Cifre che fanno del Salvador il paese più pericoloso dell’emisfero occidentale, con una tassa di omicidi superiore a 50 per ogni centomila abitanti.