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Ieri, all’entrata di una macelleria di Medellin del barrio di Belen è stata assassinata una delle più spietate narcotrafficanti di tutti i tempi. Si chiamava Griselda Blanco ma nel mondo della malavita era soprannominata “La Madrina”. Era nata in uno dei quartieri più poveri di Cartagena ma all’età di undici anni si trasferì con la famiglia a Medellin.

A tredici anni conosce Carlos Trujillo un falsario esperto nella contraffazione di documenti per immigrare negli Stati Uniti. Griselda è affascinata dalla sua spregiudicatezza, accetta di sposarlo e gli dà tre figli ma un giorno per una questione di affari non ci pensa due volte ad assassinarlo. La sua vedovanza dura pochissimo. La strada gli regala un altro pretendente, Alberto Bravo, un trafficante che all’inizio degli anni settanta ha guadagnato una fortuna con la cocaina. I due si sposano e si trasferiscono a Queen’s.

In una città in cui la droga è nelle mani di cinque famiglie mafiose la coppia colombiana rappresenta una vera e propria rivoluzione copernicana. Bravo e la Madrina iniziano a importare cocaina in piccole quantità con la complicità di emigranti colombiane ma ben presto possono permettersi una flotta aerea. Alla fine degli anni settanta lasciano New York e si trasferiscono a Miami, dove il traffico della cocaina e’ monopolio dei cubani.

Ma la Madrina che da sempre e’ insofferente alla concorrenza con l’aiuto del suo braccio destro, il sicario Jorge Rivi Ayala e di un manipolo di criminali disposti a tutto inizia a fare piazza pulita dei cubani e a trasformare Miami nella Chicago degli anni venti. La sua crudeltà non conosce limiti. Chi non paga in tempo muore. Chi non le dà sufficienti garanzie è assassinato in modo atroce.

Quando organizza un omicidio esige dai suoi sicari l’eliminazione di qualsiasi testimone, donne e bambini inclusi. In poco tempo la Madrina crea un impero coast to coast con migliaia di dipendenti. Il lusso nel quale vive fa sembrare parodistico quello che De Palma immaginerà per il suo Scarface. Un sibaritico superattico nella baia di Biscayne, un palazzo a Miami Beach, una fiabesca collezione di auto esotiche, orge da decadenza dell’impero romano, con cocaina in quantità industriale e le migliori escort e i gigolò più superdotati di tutta la Florida.

La Madrina si vanta di centellinare the inglese in tazze di porcellana appartenute alla Regina Elisabetta e di possedere un diamante rosa della collezione di Evita Peron. Ma gli anni ruggenti della Regina della Cocaina sono al capolinea. La sua spietatezza satura persino un sicario efferrato come Rivi Ayala. «Ogni giorno c’era una nuova guerra da combattere, un nuovo nemico da cancellare dalla faccia della terra». E la cocaina amplifica la sua paranoia. Raccontano che prima di essere arrestata passa giorni barricata nella sua camera da letto con Hitler, il suo pastore tedesco, di guardia.

Nel 1985 viene condannata a più di 20 anni ma dal carcere continua a tessere le fila del suo traffico. Negli anni duemila si da’ alla clandestinità. E’ una delle donne più ricche del mondo, così ricca che quando viene nuovamente arrestata e’ pronta ad organizzare e a finanziare il sequestro di John Fitzgerald Kennedy Jr. in caso gli Stati Uniti la condannino alla pena di morte. Nel 2004 viene estradata in Colombia. L’ultima volta che un paparazzo riesce a fotografarla e’ nel 2007, poi di lei si perdono le tracce. Nessuno sa dove viva, in compenso tutti favoleggiano sulla sua ricchezza – stimata in oltre 500 milioni di dollari. Da ieri sappiamo che era ritornata a Medellin, la città che la rese Madrina