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ROMA – Una macchia rossa che rapidamente si espande fino a coprire l’intero paese. I grafici a volte dicono più delle parole. E la cartina che l’Icos – International Council on Security and Development – ha appena pubblicato sulla situazione militare in Afghanistan mostra chiaramente quale è la realtà: i Talebani hanno ripreso il controllo del paese. La fotografia tracciata dall’autorevole think tank (già Senlis Council) è la constatazione di una sconfitta clamorosa per le forze occidentali. Sette anni dopo l’intervento che doveva liberare il paese dai Talebani, i guerriglieri islamici e i loro alleati sono tornati a essere padroni. “Governano da un punto di vista militare e quindi anche politico – fa notare l’Icos – il 72% del territorio afgano”. Ma gli attacchi Talebani non risparmiano nessuna area: una “sostanziale” attività dei ribelli si verifica nel 21% del paese, e soltanto nel 7% del territorio (nell’estremo nord) questa attività diventa “leggera”.

Una controffensiva cominciata nel 2005 e che è diventata sempre più rapida. Dalle tradizionali zone del sud-est, dove i sostenitori del regime deposto si erano rifugiati, i Talebani hanno riconquistato parte del territorio occidentale e settentrionale. L’anno scorso l’Icos aveva registrato l’aumento della presenza dei ribelli fino a 54% del paese. Quel dato ha fatto un balzo di 18 punti e ora la manovra di accerchiamento del soldati occidentali e del governo di Hamid Karzai – sostengono sempre gli analisti – si avvicina pericolosamente alla capitale. Tre delle quattro strade principali che permettono di accedere a Kabul, nota il nuovo rapporto, sono oramai cadute in mano ai Talebani.

La ricerca dell’Istituto di ricerca geopolitica con sede a Parigi e Bruxelles è l’ennesima conferma che la fine della guerra in Afghanistan non è vicina. Le vittime nel 2008 sono state oltre 4000, un terzo delle quali civili. Per misurare il controllo del territorio afgano da parte dei Talebani, l’Icos ha catalogato tutti gli episodi di ostilità contro le forze occidentali nell’ultimo anno: uno o più attacchi settimanali da parte dei cosiddetti “insorti” equivalgono secondo l’Istituto a una “presenza permanente dei Talebani”.

I guerriglieri sono diventati talmente forti da un punto di vista militare, spiega il rapporto, che saranno un interlocutore imprescindibile per una futura pacificazione dell’Afghanistan. Ma nessuna trattativa con gli “insorti” potrà essere avviata senza raddoppiare prima i contingenti militari occidentali, sostiene l’Icos: almeno fino a 80mila soldati. I militari dovranno anche saper contrastare il traffico di droga: tornato a livelli altissimi, costituisce una fonte di finanziamento dei ribelli. Un’altra mossa fondamentale per le forze alleate sarà quella di investire sulla ricostruzione e sugli aiuti umanitari “che finora hanno avuto troppo pochi soldi e progetti”, sostiene l’Icos. “La Nato ha fallito ma non soltanto per colpe sue.

L’intervento militare e l’intelligence da sole non bastano per vincere” spiega la ricercatrice Norine MacDonald. “C’è stata un’enorme sottovalutazione nel campo umanitario. Le forze alleate – conclude l’Istituto – non sono mai riuscite a conquistare i cuori della gente”. I Taliban, invece, sono tornati a vincere grazie alla paura.