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Si è appena diffuso un annuncio a dir poco epocale: cioè che l’autorevole Global Commission on Drug Policy  – costiutita da personaggi come l’ex segretario delle NU Kofi Annan, gli scrittori  Mario Vargas Llosa e Carlos Fuentes, l’ex alto commissario delle NU per i diritti umani Louise Arbour e oltre dieci altre personalità di notevole prestigio – ha licenziato il suo rapporto nel quale dichiara irreversibilmente fallita quella  guerra alle droghe che Nixon dichiarò 40 anni fa, poi diventata politica ufficiale dell’organo ad hoc delle NU (UNODC). Tale guerra, infatti, ha prodotto  “devastanti conseguenze per gli individui e le comunità di tutto il mondo…Le politiche di criminalizzazione e le misure repressive – rivolte ai produttori, ai trafficanti e ai consumatori – hanno chiaramente fallito nello sradicarla…Le apparenti vittorie nell’eliminazione di una fonte di traffico organizzato sono annullate quasi istantaneamente dall’emergenza di altre fonti e trafficanti…Le politiche repressive rivolte al consumatore impediscono misure di sanità pubblica per ridurre l’Hiv, le vittime dell’overdose e altre pericolose conseguenze dell’uso della droga”. L’alternativa? Sperimentare “forme di regolarizzazione che minino il potere delle organizzazioni criminali e salvaguardino la salute e la sicurezza dei cittadini”, tutelando in particolare le persone schiacciate sugli ultimi gradini delle organizzazioni criminali, cioè”coltivatori, corrieri e piccoli rivenditori: spesso vittime loro stessi della violenza e dell’intimidazione – oppure essi stessi tossicodipendenti”. Le politiche antidroga devono prima di tutto mirare al rispetto dei diritti umani e avere come obiettivo la riduzione del danno, procedendo a “sostituire la criminalizzazione e la punizione della gente che usa droga con l’offerta di trattamento sanitario”. E infi neThe time is now, questo è il momento di cambiare strada.

Potenza delle coincidenze: solo pochi giorni fa, a una riunione ufficiale presso il Ministero degli affari esteri, i rappresentanti del governo italiano – e in particolare il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio – hanno trattato a pesci in faccia i rappresentanti delle associazioni attive sui fronti della droga e dell’AIDS. Questi chiedevano che l’Italia rinunciasse alla proposta di eliminare il termine “riduzione del danno” (a favore di una annacquata “riduzione del rischio”) che in buona compagnia con il Vaticano, la Russia e l’Iran i Nostri intendono portare al prossimo Meeting di alto livello di New York dedicato all’Aids (Ungass) (v. il Manifesto,  25.05).  Pesci–in-faccia boomerang, che ora tornano ad alta velocità a  colpire gli sprovveduti mittenti.