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Ora che la riduzione del danno è ufficialmente entrata nel linguaggio della Commissione Droghe dell’ONU (CND) cadono tutti gli alibi anche per l’Italia. Se nel 2009 il duo Giovanardi e Serpelloni aveva provocato la rottura con l’Unione Europea, oggi l’Italia si trova invece ad aver votato la risoluzione proprio sulla riduzione del danno. L’Italia, insieme ai paesi UE, ha anche sottoscritto la dichiarazione congiunta promossa dalla Colombia che chiede la riforma del sistema di controllo globale delle droghe. Più che una semplice distrazione, probabilmente sulla decisione hanno pesato le imminenti elezioni europee e il disperato tentativo di Meloni di avere un ruolo attivo nella futura maggioranza che guiderà la commissione.

Vedremo se e come si adeguerà il sottosegretario Mantovano. Nella sua crociata ideologica  contro la riduzione del danno ha già fatto rimuovere il termine dalla sua prima relazione sulle dipendenze, inserendo gli interventi, che pur si fanno, nella prevenzione.

Una foglia di fico, come del resto di pura facciata è l’ultimo decreto che ha inserito nuove sostanze precursori del fentanyl nelle tabelle del Testo unico sulle droghe. Il fentanyl è un oppiode sintetico di eccezionale potenza (ne bastano 2 mg per uccidere per overdose una persona), utilizzato in medicina in particolare come cerotto nella terapia del dolore.

In Italia, per fortuna, non c’è ancora un allarme fentanyl: le segnalazioni si contano sulle dita di una mano, e la stessa potenza della sostanza fa sì che sia facilmente trasportabile e distribuibile, senza necessità di produrlo in loco. Certamente, vista la diminuzione della produzione di eroina in Afghanistan dopo il bando talebano, che già pare avere diminuito la qualità dei prodotti in circolazione nel mercato nero, c’è il rischio che venga immesso nel mercato europeo, come sostanza di taglio o puro. Più che tabellare nuove sostanze bisognerebbe obbligare tutte le regioni ad avere efficienti servizi di drug checking e tutte le città stanze per l’uso sicuro. Questo approccio però ha il difetto di permettere solo di salvare la vita delle persone. Per la propaganda meloniana è più utile creare un allarme e far finta di risolverlo.

La documentazione e gli approfondimenti dalla 67esima sessione della CND di Vienna nello speciale Cronache da Vienna: www.fuoriluogo.it/cronachedavienna e nel podcast di Fuoriluogo su tutte le piattaforme di ascolto gratuito.