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MILANO – Una licenza per fumare. Un documento da esibire in tabaccheria per potere acquistare le sigarette. Messe nero su bianco l’ età (così da escludere i minorenni) e le condizioni di salute attestate dal medico di famiglia. Niente paper, nessun pacchetto di sigarette. È l’ ultima idea per combattere il fumo all’ esame del governo britannico. Una sfida lanciata da Julian Le Grand, docente di politiche sociali alla London School of Economics, nonché consulente di Tony Blair fino al 2005. In un’ Inghilterra alle prese con una lotta sempre più dura agli stili di vita sbagliati, lo scontro tra sostenitori e oppositori della proposta è già iniziato. Il costo suggerito da Le Grand per la licenza è di 10 sterline (13 euro). Il rinnovo annuale. Nello spiegare il suo piano antitabacco al quotidiano Daily Mail, l’ economista si difende dall’ accusa di attentare alla libertà personale: «È un modo per lasciare liberi i cittadini senza rinunciare a indirizzarli verso le scelte migliori. Una sorta di paternalismo libertario». Le Grand ha già raccolto consensi tra gli esperti di salute inglesi. E non c’ è da stupirsene: la proposta si inserisce nella lunga serie di progetti elaborati negli ultimi anni in Gran Bretagna per spingere i cittadini a dare un taglio ai comportamenti dannosi per la salute. Tra quelli che hanno fatto più discutere, l’ idea dell’ (ex) governo Blair di curare per ultimi obesi, fumatori e alcolisti e il contratto tra cittadini e Servizio sanitario nazionale presentato dal primo ministro Gordon Brown: un patto di responsabilità in base al quale i pazienti che ricevono le cure a carico dello Stato devono partecipare alla prevenzione delle malattie. Per Le Grand il permesso per comperare le sigarette può funzionare da concreto disincentivo al consumo di tabacco, anche se il costo della licenza è minimo. A scoraggiare i più dal procurarsi il lasciapassare sarebbe il lungo iter burocratico da affrontare. Non buttare nel cestino il pacchetto di sigarette costerebbe molto in termini di tempo e salute. Adesso il documento è allo studio di sir Ara Darzi, sottosegretario del Department of Health. Ma la reazione violenta delle associazioni dei fumatori non si fa attendere. Simon Clark, direttore della lobby antiproibizionista Forest, definisce la misura oltraggiosa: «Questo non è uno Stato materno, ma prepotente». Il dibattito divampa anche in Italia. È incuriosito dall’ idea l’ ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia, papà della legge antifumo che in tre anni ha fatto smettere di fumare 600 mila italiani: «È interessante – osserva -. Ma in Italia il piano non potrebbe mai funzionare, perché siamo un Paese lassista. Qui è troppo difficile attuare i controlli. Lo dimostra anche quello che sta succedendo nei locali pubblici e sui posti di lavoro, dove in molti hanno ripreso a fumare sicuri di farla franca. Un passo avanti nella battaglia alle sigarette? Togliere i distributori automatici dalle strade». Giacomo Vaciago, docente di Politica economica dell’ Università Cattolica di Milano, l’ ultima sigaretta l’ ha fumata 14 anni fa: «Ma sono contrario al principio che chi paga può fare quello che vuole – dice -. Le cure per chi s’ ammala, infatti, le paghiamo tutti con il servizio sanitario nazionale». L’ economista propone una terapia choc per i fumatori: «Portarli negli ospedali a vedere i malati di cancro ai polmoni». Altri tempi quelli in cui Oscar Wilde diceva che l’ unico modo di liberarsi da una tentazione è cedere. Del resto di mezzo c’ è la salute.
Il documento * Il costo è fissato a 10 sterline, ma l’ iter per ottenere la licenza sarà lungo e da rinnovare ogni anno