L’International Institute for Strategic Studies è un think-tank con sede a Londra che si occupa di conflitti militari e politici e che dalla sua formazione nel 1958 ha avuto influenza nel dibattito sulla deterrenza nucleare, sulla non proliferazione e sul controllo degli armamenti.
Il suo ultimo studio, pubblicato nel volume “Drugs, Insecurity and Failed States: The Problems of Prohibition” esamina l’attuale regime globale basato sulla proibizione e sulla riduzione della domanda di sostanze e conclude che ha sostanzialmente fallito nel prevenire la diffusione della produzione, del traffico e del consumo di droghe illegali. Non solo: l’attuale politica proibizionista ha portato a elevati livelli di violenza e di instabilità negli Stati produttori ed in quelli “di transito”, paesi già fragili che hanno dovuto sopportare il maggior peso della “war on drugs”. Il rapporto esamina le possibili alternative alle politiche esistenti, in particolare la legalizzazione e la regolamentazione delle sostanze, ed esamina la fattibilità politica di questo cambiamento.
Secondo Nigel Inkster, Director of Transnational Threats and Political Risk dell’IISS “un dibattito globale, è indispensabile se vogliamo sviluppare un sofisticato sistema di controllo delle droghe che sia appropriato per il ventunesimo secolo. La proibizione non è riuscita a ridurre il consumo globale di droga e ha involontariamente regalato il multi-miliardario mercato illegale alla criminalità organizzata, a milizie ribelli e forze paramilitari. Questo studio dimostra che la cosiddetta guerra alla droga ha creato una grave minaccia per la sicurezza internazionale e chiede di aprire un dibattito basato sulle evidenze empiriche.”
Secondo Inkster, che ha servito nel Servizio Segreto britannico come Assistente Capo e Direttore delle Operazioni e Intelligence e che durante l’ultima parte della sua carriera è stato impegnato nella lotta al narcotraffico acquisendo quindi ha una grande conoscenza delle questioni legate alla war on drugs e ai paesi produttori e di transito delle sostanze stupefacenti, c’ anche un altro aspetto di cui tenere conto: “nei paesi consumatori del mondo sviluppato, intere comunità sono state devastate dall’abuso di droga, i consumatori problematici sono stati emarginati e molti cittadini stigmatizzati e criminalizzati per le loro scelte di consumo.”
“Sono comunque i paesi in via di sviluppo che hanno sopportato il maggior peso della war on drugs: il proibizionismo a livello mondiale ha causato o perpetuato violenze diffuse e instabilità nei paesi produttori e di transito come il Messico, la Colombia, la Guinea Bissau e l’Afghanistan. Questi governi di fronte alla poco invidiabile scelta tra il permettere che le loro istituzioni vengano corrotte da gruppi di narcotrafficanti la cui ricchezza e l’influenza sociale spesso supera quella degli stati stessi, e l’avvio di quella che spesso è una vera guerra civile. La lotta al narcotraffico deve uscire dal suo angolo, e essere trattata come una parte di un’agenda politica più ampia, che comprende la sicurezza, lo sviluppo, la salute pubblica e i diritti umani.”
Il report “Drugs, Insecurity and Failed States: The Problems of Prohibition” schematizza le origini e l’evoluzione dell’approccio proibizionista alla lotta al narcotraffico. Il volume analizza le implicazioni e il rapporto costi-benefici delle politiche esistenti, con particolare attenzione alla sicurezza nei paesi produttori e consumatori, e si pone il problema di quali sono le implicazioni per la sicurezza globale in un mondo in cui i problemi del consumo di droghe illecite sembrano destinati a peggiorare. (leonardo fiorentini)