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I Talebani sono tornati a convincere gli agricoltori della provincia afghana di Herat a coltivare l’oppio e ad abbandonare, di conseguenza, le coltivazioni legali, prima tra tutte quella dello zafferano. L’accusa arriva direttamente dalla Nato. Si tratta di un ‘fenomeno sfavorevole’, ha commentato il generale di brigata Josef Blotz, portavoce della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf), durante una conferenza stampa a Kabul. Gli insorti, ha confermato, sono stati visti distruggere campi di coltivazioni legali e minacciare gli agricoltori nella provincia occidentale di Herat, dove ha sede il Regional Command West a guida italiana e dove sono dispiegati i militari italiani.
‘In zone a nord della citta’ di Herat, gli insorti hanno distrutto campi di zafferano’, ha detto il generale, citato dall’agenzia di stampa ‘Dpa’, ricordando che il mese scorso ‘due camion carichi di bulbi di zafferano sono stati attaccati’ dai Talebani, in un agguato che e’ costato la vita agli autisti dei mezzi.
L’attacco, ultimo di una serie, sembra confermare che i Talebani non sono intenzionati a rinunciare agli introiti derivanti dal narcotraffico, che ogni anno porta nelle loro casse circa 500 milioni di dollari. Anche i militari italiani quest’anno sono rimasti coinvolti in uno scontro a fuoco con gli insorti durante un’attivita’ per la consegna nell’ovest del Paese dei bulbi di zafferano.
Alle parole del portavoce di Isaf, tuttavia, e’ gia’ arrivata la smentita di un portavoce del governatorato di Herat. Secondo Shafiq Perozyan, nella provincia ci sono solo ‘pochi ettari’ di terreni coltivati a oppio e ‘il governo lavora per eliminarli al piu’ presto’. Nel dicembre dello scorso anno si stimava che nella provincia di Herat vi fossero 566 ettari di campi coltivati a papavero da oppio. A settembre le Nazioni Unite consideravano ‘poppy-free’, ovvero prive di terreni coltivati a oppio, 20 delle 34 province afghane. Lo scorso anno la coltivazione del papavero da oppio era estesa su 123mila ettari di terra afghana. Il 98% dell’oppio prodotto in Afghanistan, che poi finisce sul mercato mondiale, viene coltivato soprattutto nelle province occidentali e meridionali del Paese. Sono proprio queste ultime, infatti, quelle in cui i Talebani, che si finanziano con il commercio di droga, sono piu’ attivi.
Nell’Afghanistan occidentale, dove si trova la provincia di Herat, l’economia dell’oppio’ e’ alimentata dalla produzione locale e da quella del sud. La ‘merce proibita’ e’ diretta per lo piu’ nel vicino Iran, ma anche in Tajikistan e Turkmenistan.
Nell’ovest, la zona di Shindand, oltre a quella dei distretti di Kushk Rebat Sangi, al confine con il Turkmenistan, e’ l’area in cui si trova la maggior parte dei campi di oppio nella provincia di Herat.
Da tre anni, per contribuire a togliere all’Afghanistan la triste egemonia mondiale nella coltivazione di papavero da oppio, il Provincial Reconstruction Team (Prt) di Herat, a guida italiana, e’ impegnato nel progetto di distribuzione dei bulbi di zafferano su richiesta del dipartimento dell’Agricoltura, del dipartimento Anti-narcotici e del Consiglio provinciale per lo sviluppo. Lo zafferano e’ stato individuato come coltura alternativa all’oppio perche’ ha alcune delle sue caratteristiche e si adatta ai suoli e al clima arido dell’Afghanistan. Il progetto prevede anche la distribuzione di fertilizzanti e arnesi da lavoro e si pone l’obiettivo di convincere la popolazione locale che il passaggio da un tipo di coltivazione a un altro comporta meno problemi e garantisce comunque guadagni.
Tuttavia in alcune aree le sacche di insorti ancora presenti nella provincia rappresentano un ostacolo per il progetto, al pari delle convinzioni di molti afghani che credono che gli introiti della coltivazione dello zafferano siano inferiori a quelli derivati dall’oppio. Lo zafferano, secondo alcune stime, consente di ottenere un prodotto lordo vendibile in Afghanistan a un prezzo che lo scorso anno e’ stato valutato intorno ai 12mila dollari all’ettaro.