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Lo storico passo della leadership democratica al Senato, per l’avvio della riforma delle politiche sulla cannabis a livello federale, sta ottenendo una varietà di reazioni nella sfera pubblica. A partire da Earl Blumenauer (D-Oregon), responsabile del caucus specifico alla Camera, che accoglie a braccia aperte un tale passo:

Il MORE Act, la sintesi di anni di lavoro con attivisti, imprenditori e autorità statali, è stato un pilastro fondamentale. Ora siamo pronti a collaborare con il Senato per rifinire questa normativa, rafforzarne i principi base e spazzar via una volta per tutte il proibizionismo sulla cannabis. L’ingrediente mancante per la riforma federale sulla cannabis era l’azione del Senato. Avere finalmente l’attiva leadership della nuova maggioranza, anziché restare bloccati nel cimitero legislativo di Mitch McConnell, fa tutta la differenza del mondo.

Una panoramica di  Forbes cerca anche di capire se e come riconciliare l’eventuale riforma federale con la regolamentazione già in vigore in circa 2/3 dei 50 Stati, per l’ambito terapeutico, e circa 1/3 per quello ricreativo.  Un quadro che per ora ha messo in pausa le imminenti decisioni in tal senso di Stati chiave quali New Jersey e New York (oltre a Virginia, New Mexico e Maryland).

Non a caso, trascorse meno di 24 ore da questo storico annuncio, lo stesso capogruppo Democratico al Senato Chuck Schumer aggiunge di aver sottolineato, in un incontro con i vari candidati alla posizione di Procuratore Generale, e soprattutto al probabile prescelto Merrick Garland, la centralità di “rispettare i diritti degli Stati che hanno legalizzato la marijuana”.

Intanto molti attivisti, per smuovere la tuttora tiepida posizione di Joe Biden, puntano sulla Vice-Presidente Kamala Harris – che da senatrice era stata la prima firmataria del disegno di legge parallelo proprio al MORE Act passato alla Camera nel dicembre scorso con 228 Sì e 164 No, e che oggi è l’ago della bilancia nella parità 50/50 della camera alta – quantomeno per pianificare al più presto il dibattito in aula, altro traguardo cruciale mai raggiunto finora.

E The Intercept ricorda comunque che Biden potrebbe emanare alcuni semplici ordini amministrativi mirati a declassificare la marijuana. Oppure includerne la legalizzazione nella prossima normativa per l’agricoltura, al voto nel 2023 con ampia e pre-annunciata maggioranza, come già accaduto per l’hemp (cannabis light) nel 2014.

Forse anticipando la mossa dei tre senatori democratici, la scorsa settimana Justin Strekal, direttore politico della storica NORML (National Organization for the Reform of Marijuana Law), in un editoriale su The Hill suggeriva proprio che la nuova maggioranza al Senato faceva sperare di «intervenire potenzialmente su un’ampia serie di questioni urgenti, inclusa la riforma delle politiche sulla marijuana», nominando specificamente le posizioni al riguardo del capogruppo Chuck Schumer e del collega Cory Booker.

Quest’ultimo veniva anzi indicato come «senza ombra di dubbio, il messaggero più efficace per illustrare il disastro di ritrovarsi con un passato criminale dovuto a infrazioni di poco conto legate alla cannabis e gli altri problemi sistemici ai danni delle comunità di colore derivanti dall’attuale criminalizzazione». Motivo per cui il senatore del New Jersey si era impegnato pubblicamente a esporsi in prima fila per fermare questi continui attacchi repressivi contro gli afro-americani usando le norme anti-marijuana come pretesto.

Strekal non mancava però di mettere in guardia: «Viste le tante questioni sul tappeto e le complesse strutture procedurali del Parlamento, sarebbe fin troppo facile perdere di vista questi sforzi [di riforma].  È fondamentale che chiunque appoggi la fine di questa criminalizzazione s’impegni collaborativamente per trarre vantaggio dalla finestra apertasi ora per attuare riforme urgenti, popolari e razionali».

Riprendendo queste posizioni, in un immediato rilancio, la stessa organizzazione pro-riforma NORML puntualizza:

Dopo che per anni la riforma delle politiche sulla  marijuana è stata trascurata e ridicolizzata da Mitch McConnell, è rincuorante vedere la nuova leadership del Senato impegnarsi per eliminare questo crudele e insensato proibizionismo. Siamo pronti a lavorare costruttivamente con i leader parlamentari, le relative organizzazioni e le comunità storicamente più colpite dalla criminalizzazione per essere sicuri di produrre una proposta di legge il più ampia e precisa possibile in modo da riparare agli errori commessi in quasi un secolo di proibizionismo federale sulla cannabis.