Tempo di lettura: 3 minuti

A pochi mesi dalla chiacchierata Relazione 2010 al Parlamento sullo Stato delle tossicodipendenze in Italia, il Dipartimento politiche antidroga (DPA) rilancia la sua Intifada contro le canne con il megarapporto Cannabis e danni alla salute – di oltre 500 pagine. Ovviamente è impossibile confrontare in breve spazio questo opus magnum con i molti altri rapporti sullo stesso argomento che unanimemente approdano a conclusioni assai diverse (tra i più recenti ed eccellenti va segnalato Cannabis Policy. Moving beyond stalemate, curato dalla Beckley Foundation, appena pubblicato dalla Oxford University Press). Restringeremo quindi il campo a un aspetto particolarmente spinoso, cioè l’apparente associazione tra uso di cannabis e successiva comparsa di gravi patologie mentali.

Ripetuti studi, tra i quali alcuni di indubbia affidabilità, hanno mostrato che la correlazione tra i due fenomeni è statisticamente significativa. Tuttavia, volendo rispettare le regole metodologiche più autorevoli, spiegate da Marco Bobbio nel suo libro (Il Malato immaginato. I rischi di una medicina senza limiti, Einaudi, 2010) è d’obbligo verificare se una associazione sia meramente casuale (come quella statisticamente significativa tra le vittorie della nazionale gallese nel torneo delle sei Nazioni e le morti dei Papi), ovvero indiretta (quella tra dita ingiallite e cancro polmonare, ovviamente conseguenze tra loro indipendenti del tabagismo), ovvero effettivamente causale (quella tra ipertensione e infarto e/o ictus). Comunque, associazione causale non è sinonimo di causa – come nel caso del meningococco causa della meningite – poichè non può distinguere tra causa e fattore di rischio, che è tutt’altra cosa (cioè un aumento della probabilità di un evento provocato da una o più vere cause).

Il capitolo sull’uso di cannabis come fattore di rischio per le malattie psichiatriche e la dipendenza da altre droghe è in apparenza uno dei più equilibrati del rapporto DPA. Prende il via con una gran mole di dati ottenuti con modelli animali (spesso assai controversi), poi avverte che l’associazione cannabis-psicosi deve fare i conti con molti possibili fattori confondenti, non tutti sufficientemente approfonditi. Tuttavia questo largo imbuto piano piano si restringe sino a una conclusione che suona quasi apodittica: “I dati ad oggi disponibili indicano che un consumo pesante di cannabis in adolescenza è in grado di modificare permanentemente alcuni circuiti neuronali in specifiche aree cerebrali e tali modifiche possono aumentare la probabilità di sviluppare disturbi psichiatrici in età adulta.” Invece, il rapporto Beckley, mette soprattutto in evidenza un contrasto tra l’assenza o la debolezza di evidenze dirette di danni neuronali strutturali ed evidenze indirette di alterazioni funzionali in genere modeste (in particolare nei lobi frontali, nell’ippocampo e nell’amigdala): evidenze ottenute soprattutto con quelle tecniche di imaging i cui risultati vanno notoriamente presi cum grano salis sotto il profilo del loro significato, a meno ovviamente di danni maggiori come per es. dopo un ictus o in caso di tumore.

Comunque i dubbi non cessano di crescere, come mostrano due recenti articoli in Psychological Medicine. Il primo (Schubart et al.), mostra che parte dei consumatori precoci di cannabis presentano segni subclinici di sofferenza psichica – da qui l’ulteriore aumento della probabilità che l’associazione cannabis-psicosi sia indiretta, cioè che i due fenomeni siano in alcuni soggetti indipendentemente provocati da una patologia mentale non ancora dichiarata. Il secondo articolo ( Harley et al) tocca un tasto doloroso: cioè la maggiore probabilità di ricorrere alla cannabis di coloro che hanno subito un trauma infantile. Qui la faccenda si complica, come in tutti i casi di interazione: infatti il trauma infantile di per sé accresce la probabilità di successiva patologia mentale, mentre il consumo di cannabis sembra potenziare tale effetto. Ma i traumi infantili (luttuosi, sessuali, e altri) costituiscono un dramma così grave che sarebbe per lo meno cinico puntare il riflettore su una droga di gran lunga meno nociva di altre – lecite e illecite – per scontare le conseguenze di una delle maggiori disgrazie che possano colpire una persona umana. Insomma, caro curatore-capo del Rapporto DPA dottor Serpelloni, gli esami non finiscono mai.

Collegamenti
Rapporto Cannabis e danni alla salute del Dipartimento politiche Antidroga (2011)
http://www.politicheantidroga.it/comunicazione/notizie/2011/gennaio/presentata-la-pubblicazione-cannabis/presentazione.aspx

Rapporto Cannabis Policy. Moving beyond stalemate (2008), a cura della Beckley Foundation.
http://www.beckleyfoundation.org/2010/09/29/executive-summary-2/

Per una panoramica delle più importanti revisioni della letteratura scientifica:
Zuffa Grazia (2005) “Canapa, politica e scienza negli anni duemila” in Zimmer L., Morgan J., Marijuana, i miti e i fatti, Vallecchi, Firenze
http://www.fuoriluogo.it/sito/home/archivio/biblioteca/libreria/marijuana_i_miti_e_i_fatti

Articoli:
C. D. Schubart, W. A. van Gastel, E. J. Breetvelt, S. L. Beetz, R. A. Ophoff, I. E. C. Sommer, R. S. Kahn and M. P. M. Boks,
“Cannabis use at a young age is associated with psychotic experiences”
FirstView Articles Psychological Medicine / Published online: 07 ottobre 2010 [on line DOI:10.1017/S003329171000187X, cartaceo in stampa]http://journals.cambridge.org/action/displayAbstract?fromPage=online&aid=7912750&fulltextType=RA&fileId=S003329171000187X

M. Harley, I. Kelleher, M. Clarke, F. Lynch, L. Arseneault, D. Connor, C. Fitzpatrick and M. Cannon
“Cannabis use and childhood trauma interact additively to increase the risk of psychotic symptoms in adolescence”
Psychological Medicine vol. 40, 2010, 1627-1634 Published online: 09 dicembre 2009 [ 2010, v. 40, , p. 1627-1634, online DOI:10.1017/S0033291709991966 ]http://journals.cambridge.org/action/displayAbstract?fromPage=online&aid=7878597