La mancanza di strategie chiare e comuni contro il traffico dell’oppio ‘sta favorendo i narcotrafficanti’. Lo sostiene un gruppo di ong italiane (‘Link 2007’), impegnate in Afghanistan in progetti umanitari, in un documento presentato alle Commissioni esteri e difesa della Camera.
Le ong, che vedono positivamente l’eventuale acquisto dell’ oppio per uso medico, sostengono che la lotta al narcotraffico non deve negare alle popolazioni, che ora vi lavorano, la sussistenza. Grazie al vuoto di interventi, i narcotrafficanti sono ‘favoriti e grazie agli inesauribili profitti, assumono sempre piu’ potere, corrompendo le pubbliche amministrazioni e favorendo l’alleanza con le forze talebane, finanziandole e sostenendole in funzione antigovernativa per garantirsi la continuita’ e il rafforzamento della loro condizione di potere’. L’Afghanistan produce il 90% dell’oppio mondiale ma ancora non esiste una ‘strategia chiara, comune e condivisa, sia a livello afgano sia internazionale, su come affrontare il problema. Sembra assurdo ma, dopo ormai sei anni, ma e’ cosi”.
Nel documento si afferma che Kandahar e Helmand sono le due province con la maggiore di oppio di tutto il paese, dove i contadini coltivano il papavero per sopravvivere. ‘Dal 2005, i taliban hanno stretto alleanza contro il governo, con ogni probabilita’ riuscendo a coinvolgere nel traffico della droga parte delle stesse autorita’ locali governative’. Le ong ricordano che l’Ufficio dell’Onu contro la droga (Unodc) considera ‘inevitabile l’abbandono delle coltivazioni pur riconoscendo che ben 2,9 milioni di afgani, il 12,6% della popolazione, vivono dell’economia dell’oppio’. Ma il 98,1% di chi ha abbandonato questa coltura non riesce piu’ a mantenere la famiglia ed e’ costretto a trasferirsi in altre zone per riprendere la coltivazione della droga.
Per ‘Link 2007’, andrebbe prese in valutare seriamente la proposta di acquistare l’oppio per riutilizzarlo a fini medici.
La produzione e’ giunta nel 2006 a 6.100 tonnellate; a 110 dollari al chilo, si tratta di 671 milioni di dollari. Un ‘costo inferiore al finanziamento di 700 milioni di dollari approvato nello stesso anno dal senato Usa per ‘combattere la massiccia produzione afgana d’oppio”.