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(Apcom, 16 aprile 2007) Secondini pagati, con versamenti sui conti correnti, per consegnare droga ai detenuti in isolamento; minacce aperte ai controllori che cercano di fare il loro dovere; telefoni cellulari a disposizione dei prigionieri. È la vita nel penitenziario di Rye Hill, un carcere gestito dai privati nel Warwickshire e non dallo Stato, raccontata e filmata da un giornalista che per cinque mesi vi ha lavorato come agente penitenziario.
Il reportage – realizzato per il programma Panorama della Bcc e per la Guardian Films – andrà in onda stasera ma le anticipazioni hanno già riacceso la polemica politica. Perché il Governo britannico ha in programma di affidare altri 4.000 “posti carcere” (la metà di quelli di nuova creazione) ai privati, e l’appalto finirà quasi sicuramente alla Global Solution Limited Società, che gestisce Rye Hill.
Rye Hill era già al centro delle cronache. Per la morte di un detenuto che avrebbe dovuto essere sorvegliato a vista in quanto a rischio suicidio: “tragedia evitabile”, secondo il giudice che ha assolto quattro guardie carcerarie. E per l’omicidio in cella di un altro detenuto.
L’inchiesta giornalistica è partita da qui. Con un cronista, ex militare e dunque con il profilo adatto per essere scelto come agente penitenziario, mandato all’interno sotto copertura. Quello che ha visto sarà pubblico stasera, ma alcune anticipazioni sono clamorose.
Una su tutte – si legge nell’edizione online del Guardian -, l’offerta che gli è stata fatta dai ras di Ye Hill: consegnare droga ai reclusi del braccio B, quello di massima sicurezza, in cambio di un regolare stipendio di 1.500 sterline accreditato con versamento su conto corrente tramite la Western Union.
Il caso è già scoppiato. Il responsabile comunicazione della Gsl si è difeso, ha provato a contrattaccare (per le modalità dell’inchiesta e perche “gestire una prigione è difficile e complesso più di quanto credo riusciate a immaginare”) ma ha ammesso che non tutto funziona come dovrebbe: l’ultima perquisizione nelle celle, scattata dopo una delle denunce del reporter-secondino, ha portato al sequestro di 47 telefonini. cellulari