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Giancarlo Arnao

Giancarlo Arnao – Foto dall’archivio di Giorgio Samorini

Qualcuno dice scherzando che, fra gli effetti delle droghe, c’è quello che si potrebbe definire “effetto boomerang”: che cioè la capacità di “sballo” si manifesti non soltanto su chi le usa, ma anche su chi le combatte. Soltanto così si può spiegare l’esplosione di parole in libertà, di grottesche retoriche e di stravaganze innescata sui giornali italiani ai primi di novembre dalla morte di Jannick Blesio alla discoteca Number One.

Vale la pena di iniziare con lo scintillante incipit dell’editoriale di G.Vergani: “Si muore di ecstasy su un’aiuola mentre dalla discoteca arriva il frastuono cadenzato, ritmato di una musica che ha in sé un battito di cuore spasmodico che sembra moltiplicare la vita” (Corriere, 4-11-1999). Prevedibili e onnipresenti i titoli grondanti retorica guerresca: da “Nuove droghe, scatta l’emergenza” (Corriere, 4-11) ad “Ecstasy, guerra totale – una raffica di sequestri” (Repubblica, 7 novembre), passando per “Prodi: Europa unita contro l’ecstasy”.(Corriere, 7-11). A sorpresa, qualcuno se la prende poi col gioco delle bocce: “(…) nessun figlio adolescente o appena maggiorenne alla domanda “cosa fai dal lunedì al venerdì?” dovrebbe più rispondere: nulla, mi annoio. Ci si aspetta che a quell’età ci si rassegni? No, un diciottenne reagisce: Come? Prendendo l’ecstasy. (…) Cambierà qualcosa quando forse nelle città ci saranno tanti centri per giovani quanti sono attualmente quelli per anziani. Ha mai fatto caso quanti bocciodromi ci sono soprattutto lì in Toscana? Ha mai visto un giovane frequentarli?” ( P. Crepet su Il Tirreno, 4-11) In alternativa all’ecstasy (e ai bocciodromi), leggiamo che è in funzione a Peschiera una “discoteca mistica”: “(…) ci troviamo al sabato, alle sette di sera: un’ora e mezza di preghiera carismatica, con canti e chitarre, poi si comincia (…) Finisce a mezzanotte. (…) così chi ci aspetta non sta in pensiero” (Repubblica, 7-11). Più concretamente, il Procuratore Capo di Brescia G. Tarquini dichiara che “il mercato dell’ecstasy e delle nuove droghe è una bestia sfuggente, difficile da controllare, perché in continuo movimento” (Corriere, 4-11), dimenticando che la impossibilità di controllo è una intrinseca conseguenza dell’ illegalità del mercato. Un inatteso soffio di poesia ci viene da V. Feltri “Fin che c’è Rosa ci sarà ecstasy” (titolo dell’editoriale sulla Nazione, 7-11), mentre Indro Montanelli, candidandosi in ritardo per la rubrica “E chi se ne frega” del compianto “Cuore”, ci confessa su tutti i giornali che ha preso la cocaina una volta, molto tempo fa, senza saperlo. Per descrivere i diabolici effetti dell’ecstasy, da segnalare un interessante saggio di letteratura splatter: “Di ecstasy si uccide il fegato, spappolandolo di epatite perché, per sintetizzare clandestinamente l’anfetaminica “pillola di Adamo”, viene spesso usato come reagente il piombo (…). Di ecstasy si avvelenano i reni perché, al di là del piombo, nelle pillole c’è di tutto: reagenti tossici e solventi cancerogeni.

Di ecstasy si può impazzire. E’ un precipitare nella psicosi senza ritorno” (Vergani sul Corriere, 4-11). In realtà, le pasticche di MDMA (formula chimica dell’ecstasy) offerte sul mercato nero contengono spesso residui tossici della lavorazione; ma il giornalista si guarda bene dal tirare le logiche conclusioni: che gran parte dei danni dell’MDMA prodotto illegalmente dipendono appunto dalla illegalità. A questo proposito, una ricerca eseguita in USA pochi anni fa su alcune dosi di ecstasy del mercato nero, ha rilevato che solo il 14% conteneva MDMA puro, il 36% non ne conteneva affatto, il restante 50% conteneva MDMA mescolato con altre sostanze, prevalentemente amfetamine (High Times, Oct 1996, p.27). Il Ministro Iervolino vede invece la soluzione del problema nelle”tabelle”, cioè gli elenchi delle sostanze proibite dalla legge. che, essendo aggiornate al 1990, non includono le nuove droghe sintetiche. A dire il vero, l’MDMA è in circolazione dai primi anni 80, ed è incluso nella Tabella I, che comprende tutte le sostanze di tipo amfetaminico (e se così non fosse non si capisce come siano avvenuti centinaia di sequestri e di processi per possesso di ecstasy). Inoltre, il fatto di essere inserito in una Tabella non può magicamente determinare la sparizione di una sostanza dal mercato: dopotutto le altre droghe sono nelle tabelle da quasi un secolo e il loro mercato è tuttora in espansione, anche in un paese come gli USA dove la repressione è severissima. Un altro dato impressionante della campagna anti-ecstasy è che al legittimo allarme per l’uso delle droghe sintetiche si è sovrapposta una campagna bellicosa e oltranzista contro la cannabis. “Ecstasy e spinelli: pugno duro nelle scuole” titola a tutta pagina La Nazione-Firenze del 5-11. E sul Tirreno del 4-11 lo psichiatra G. Cassano di Pisa ammonisce che la marihuana “sta provocando danni gravissimi”, con “danni cronici” come “fenomeni allucinatori persistenti, deliri persecutori, depersonalizzazione e e perdita del senso di realtà”; e, alla domanda del giornalista sul come “curare” questi disastri, propone le terapie “usate per le malattie mentali, farmaci antipsicotici”, vale a dire potenti tranquillanti che determinano dipendenza e gravi effetti collaterali.

Un’oasi di buonsenso la troviamo sul Corriere del 6-11 nell’articolo di Enrico Brizzi (autore di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”), che sbeffeggia l’opinione corrente “secondo cui lo spacciatore è il lupo cattivo appostato a tendere insidie al ragazzetto (…) Meglio non raccontarglielo alle mamme del Paese che chi usa droga, qualunque droga, lo fa essenzialmente perché gli dà piacere (…) che la droga non corre in misteriosi canali, né la regalano, ma per procurarsela va blandita, cercata, desiderata”. Arriva infine sul Corriere (12-11) il Direttore dell’INCB Pino Arlacchi che, partendo dal decisivo titolo “Ecstasy che fare”, propone di ridurre della metà il numero dei consumatori di MDMA entro il 2010. Mancando qualsiasi riferimento ai dettagli operativi, si può pensare che l’obiettivo si potrà raggiungere soltanto mettendo in galera l’altra metà. Tuttavia, nessuno può negare che l’MDMA e sostanze affini siano droghe da usare con molta circospezione, e possono in determinati casi anche uccidere. I pochi dati disponibili ci dicono per ora soltanto che i casi di overdose mortale sono statisticamente esigui rispetto al numero di consumatori. In Olanda dal 1994 al 1997 sono stati registrati 37 casi di morte per MDMA o sostanze collegate: in 19 casi la morte era provocata direttamente dalla sostanza, negli altri 18 era provocata anche da altre cause o da concomitante abuso di alcol. (Drug Use Monitor: 1999 Report). La patogenesi più frequente è il colpo di calore, particolarmente probabile nelle discoteche per l’alta temperatura, la scarsa areazione e la fatica dei balli sfrenati. Il modo di prevenirlo è semplice (e forse proprio per questo quasi ignorato dalla retorica bellica dei media): interrompere il ballo, prendere aria e bere molta acqua.