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Rodrigo Yepes ha proposto 5 tesi sull’attuale politica mondiale sulle droghe:

  • la politica globale sulle droghe non rispetta i diritti umani
  • esiste un muro all’interno della politica sulle droghe, tra Ginevra (dove si discute di diritti umani) e Vienna dove si elaborano le politiche proibizioniste (UNODC)
  • le organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani negli ultimi dieci anni sono state sempre più coinvolte nella lotta alla war on drugs. Si intravede sempre di più una breccia dei diritti umani all’interno delle politiche sulle droghe.
  • gli sforzi per portare all’attenzione i diritti umani sono molteplici. Vi è un grosso potenziale nella lotta per politiche sulle droghe che siano “umane”
  • la guerra alla droga incoraggia la violazione dei diritti umani. Questo ci indica perché è necessario portare la tematica sui diritti umani ai tavoli di discussione delle politiche globali sulle droghe

I diritti umani possono giocare un ruolo importante ma limitato. Che cosa si può fare? Mettere in contatto le persone che sono assoggettate da politiche sulle droghe violente e creare solidarietà tra gli attori che cercano di combattere questa violenza e che sono coinvolti nella creazione di politiche più giuste e rispettose dei diritti umani.

 

Nanna Godfredsen è un avvocato di strada a Copenaghen. Le persone a Copenaghen non sono criminalizzate per ciò che fanno ma per quello che sono. Ci sono ancora casi di criminalizzazione del consumo nonostante la legge sia stata modificata nel 2001.

Nel 2010 tuttavia, è stata aperta la prima clinica per la somministrazione controllata di eroina e la prima drug consumption room (stanza del consumo). Il percorso non è stato facile e non sono stati pochi gli ostacoli; un continuo lavoro degli avvocati di strada che hanno fatto azione di lobby sui decisori politici locali, coinvolgendoli nei loro interventi e portandoli in strada a vedere e conoscere le persone su cui le loro decisioni ricadevano, ha permesso di aprire un dialogo ed un confronto per politiche e servizi sulle sostanze più “umani”.

Il messaggio che Nanna ha portato è stato: Let decision makers meet people who use drugs: you can influence them (lasciate che i decisori politici incontrino le persone che usano sostanze: potrete così influenzare le loro decisioni)

Secondo Tenu Avafia le politiche sulle droghe, i diritti umani e le politiche di sviluppo sostenibile sono interconnessi su alcuni temi:

  • donne, droghe e sistemi penali (le donne sono incarcerate e devono affrontare molti ostacoli per accedere ai servizi. Il gap tra donne e uomini è ancora elevato e molto visibile in tutto il globo)
  • accesso ai farmaci controllati per la cura/terapia del dolore (ci sono paesi che hanno un approccio informato mentre altri violano palesemente i diritti umani)

Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha detto che “UNGASS è stato un momento di rottura che ha fornito una dettagliata linea di azione nel merito delle politiche sulle droghe. Assieme, è necessario onorare gli impegni presi per ridurre l’abuso di droghe, il traffico illecito di sostanze e i danni che le droghe causano, ma nel contempo assicurare che l’approccio proposto rispetti l’uguaglianza, i diritti umani, lo sviluppo sostenibile,  e garantisca pace e sicurezza”

E’ necessario mettere al centro delle politiche sulle droghe LE PERSONE.

Il documento e la piattaforma “International Guidelines on Human Rights and Drug Policy” propone linee guida e strumenti per rafforzare le responsabilità a livello nazionale sul tema (https://www.humanrights-drugpolicy.org/).

La mattinata in plenaria è stata chiusa da Sarah Belal, che ha raccontato l’azione che lei e altri avvocati svolgono per la tutela dei diritti dei cittadini pachistani che vengono arrestati in Medio Oriente per reati connessi al traffico di stupefacenti. Vi sono infatti parecchi cittadini pachistani detenuti nelle carceri mediorientali che sono doppiamente vittime: essi vengono rapiti in patria da organizzazioni criminali, che li sedano e letteralmente “li riempiono” di sostanze e fanno loro fare da corriere della droga, con la forza. Spesso le famiglie sono povere e non possono pagare un’idonea tutela legale per i loro cari, spesso le famiglie non sanno neppure che queste persone scontano una pena nelle carceri del Medio Oriente.

I diritti umani in paesi come l’Arabia Saudita sono già di per sé scarsamente rispettati .e vengono sistematicamente calpestati quelli delle persone che usano sostanze o peggio, che introducono sostanze nel paese. Sarah è riuscita a ottenere l’estradizione per molti cittadini pachistani, che hanno avuto la possibilità di tornare in patria e stare con le loro famiglie, in quanto detenuti illecitamente.