Tempo di lettura: 2 minuti

Ci sarà il rinvio a giudizio per il caso Aldrovandi. Dai corridoi della Procura trapela l’indiscrezione che ai quattro agenti indagati per omicidio preterintenzionale verrà notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei loro confronti.

Si tratta in sostanza di un atto che prelude al futuro rinvio a giudizio per i fatti avvenuti ormai più di 15 mesi fa, quando il 18enne Federico Aldrovandi morì durante una colluttazione con la Polizia in via Ippodromo all’alba del 25 settembre 2005.

L’avviso di conclusione delle indagini viene infatti notificato quando il pm ritiene di non dover richiedere l’archiviazione del procedimento.

Ora gli indagati e i loro difensori hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie e documenti, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, o chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio.

Tra i legali degli agenti vige il più stretto riserbo sul contenuto del documento e sul capo di imputazione in esso indicato. “Credo che si andrà all’udienza preliminare – ammette l’avvocato Gabriele Bordoni che premette di non aver ancora letto l’avviso -, ma l’addebito di omicidio preterintenzionale sarebbe assurdo. Vedrei più congruo parlare di “eccesso colposo” – sostiene sempre Bordoni – che si tratta comunque di una linea astratta e da noi contestata”. Sull’ipotesi dell’eccesso colposo si allinea anche l’altro avvocato della difesa, Giovanni Trombini, per il quale gli agenti avrebbero operato in presenza di una causa che giustificava l’intervento, ma avrebbero esagerato nell’opera di contenimento.

Sul versante opposto parla invece di “un capo di imputazione molto pesante e ben articolato, con addebiti terribili” l’avvocato degli Aldrovandi Fabio Anselmo e “si lascia intendere che la morte del ragazzo sia stata sicuramente causata dall’azione dei poliziotti”.

Più prudente Alessandro Gamberini, anch’egli legale della famiglia, che si sbottona parlando di “omicidio colposo” a proposito del capo di imputazione. Un addebito sicuramente meno grave di quello preterintenzionale per il quale i quattro agenti erano stati iscritti nel registro degli indagati, “da ricondurre – secondo Gamberini –all’imprudenza commessa nel non aver chiamato immediatamente il 118”.

Chi non parla del contenuto ma solo del suo significato è Patrizia Moretti, la madre di Federico che si dice “contenta del prossimo rinvio a giudizio”. “Il processo è quello che volevamo – afferma – anche se arriverà dopo tanto tempo di attesa e di battaglie. Federico non tornerà – conclude -, ma spero che venga fuori tutta la verità e sia fatta giustizia. Questo glielo dobbiamo”.