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La Campagna Nazionale di prevenzione “Facciamo girare la voce”, attiva dal 2015, contiene forti elementi di ambiguità che potrebbero determinare esiti differenti, se non addirittura contrari, da quelli che si afferma voler raggiungere.

Da psicologo, che lavora nel campo delle dipendenze da molti anni, ho l’impressione che dietro l’apparente scopo di voler proteggere i minori,  si stia in realtà facendo opera di promozione del gioco, forse anche in maniera inconsapevole da parte di alcuni degli attori. Promotori della campagna sono gli stessi Enti che si occupano e lucrano sul gioco ai maggiorenni: Enalotto,  AAMS, FIT (Federazione Italiana Tabaccai), presenti con il loro logo in calce al manifesto. Questo doppio ruolo rappresenta un profondo conflitto di interessi ed è un’anomalia di fondo che spinge a dubitare sulle vere intenzioni della campagna. Per la diffusione delle informazioni e per la campagna itinerante in Italia la campagna ha il sostegno operativo del MOIGE (Movimento Italiano Genitori).

Che alcuni ENTI economici che lucrano sulla pelle della salute della gente possano anche usare strategie nascoste per sostenere il consumo è stato già provato in altre occasioni. Mi riferisco, parlando ad esempio del tabacco, a quanto avvenuto in Germania una decina di anni fa, quando fu analizzata e messa al bando dal Governo Tedesco una  campagna di prevenzione del fumo che le multinazionali del tabacco avevano posto in essere su mandato dello stesso Governo. Quella campagna mediatica si era rivelata, ad una attenta analisi di specialisti del settore,  promuovere il consumo del tabacco invece di scoraggiarlo.  In quell’occasione il Governo Tedesco prese la decisione di mai più affidare una campagna di prevenzione del consumo di tabacco alle stesse Multinazionali produttrici.

Il logo della campagna “Facciamo girare la voce” è molto ricco di simboli, immagini e frasi motto, è apparso molte volte in periodici, quotidiani, ed è largamente presente nei gadget delle iniziative della campagna.

Come già dimostrato in letteratura la comunicazione “dissuasiva” non è un valido strumento di prevenzione primaria e un bravo specialista in comunicazione comprende che questo logo contiene molti elementi ambigui che possono richiamare e attrarre verso il gioco: stimolano, incuriosiscono, sfidano verso l’azione del gioco piuttosto che creare distanza, disinteresse.

Ecco qui alcune riflessioni sulle criticità dei contenuti del logo in questione:

  • Il Motto “Facciamo girare la voce” evoca la “ruota della fortuna” che invita tutti al gioco, al lasciarsi andare. Lo stesso motto denomina anche il relativo sito Facebook di tutta la campagna
  • Il Logo è ricco di colori attraenti e ricorda un gioco, è come una ruota che gira, fa venire alla mente un gioco del passato, “il gioco dell’oca” e presenta anche similarità con il famoso Monopoli.
  • Il grande centrale 18 al centro è come un numero da giocare, un invito della fortuna.
  • In calce, nel testo, il 18 è ripreso come elemento di limite e di divieto: al 18 segue un segno + ad indicare il limite dell’età, al di sotto del quale sei un minore, a cui è fatto divieto di giocare, e questo divieto viene ricordato per ben tre volte nel testo, due volte in calce ed una nel testo in alto. Questo limite, indicato in maniera così ridondante, dovrebbe rappresentare l’età al disotto della quale la partecipazione al gioco va dissuasa e non consentita ma, in questo contesto, diviene elemento attrattivo di sfida al superamento del limite, confine oltre al quale l’adolescente, divenuto maggiorenne, potrà lasciarsi andare al gioco, “finalmente”. D’altra parte, leggo nel testo ripreso dalla home page del MOIGE “ il progetto “18+: c’è un’età giusta per ogni gioco”.

Che cosa si vuole suggerire con questa frase, che da maggiorenne si può giocare alle macchinette, ovvero che quello è il gioco giusto per quell’età?

  • Il testo in alto dice “Il rispetto del divieto è la prima regola da seguire”: come se non fosse sufficiente la sfida attraverso il tre volte scritto divieto qui si parla anche di regola, e quello di contravvenire alle regole può rappresentare un ulteriore attrazione per chi, portatore di tratti adolescenziali, sente il bisogno di affermare se stesso rompendo i limiti delle convenzioni.

A me sembra una bella campagna promozionale, e a voi lettori?

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