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TRENTO – In galera per aver omesso di versare 134 euro di contributi Inps. Siamo il Paese dove i grandi evasori fiscali quasi mai finiscono dietro alle sbarre, dove in Parlamento siedono liberi deputati e senatori condannati per mafia, dove le pene sono più teoriche che effettive fatta eccezione per i poveracci e gli sbadati. Lo sa bene l’artigiano trentino che per una micro evasione contributiva ora rischia di passare il Natale in carcere, benché certo non sia un delinquente.
I suoi avvocati, Marcello Paiar e Andrea Depilati, incaricati tardivamente di seguire il caso ora stanno cercando una via d’uscita, ma l’operazione ritorno in libertà non è semplice e neppure breve. Il caso non è frutto di alcun accanimento giudiziario. Forze dell’ordine e magistratura si sono limitati ad applicare la legge e non potevano fare altrimenti. La colpa semmai è dell’arrestato che non ha dato troppo peso alle notifiche arrivate a casa finché i carabinieri non lo hanno accompagnato in via Pilati.
Cosa era accaduto? L’uomo, in passato titolare di una ditta individuale, nel 2006 omise un versamento contributivo da 134 euro. Una cosa di poco conto insomma che poteva essere sanata con il pagamento e una piccola sanzione. Per qualche ragione ciò non avvenne e quella che era una bagatella si trasformò in un procedimento penale. All’inizio di quest’anno l’artigiano venne processato e l’8 febbraio del 2010 fu condannato in contumacia a tre mesi e 300 euro di multa. Non beneficiò della sospensione condizionale forse perché aveva avuto un’altra condanna simile: un mese per un altro mancato versamento di contributi Inps da 68 euro. Per quella prima condanna l’uomo – padre di famiglia con moglie e una figlia piccola – aveva intrapreso un percorso di “riabilitazione” seguito dall’Ufficio esecuzione pene esterne. Al passaggio in giudicato della seconda condanna – quella più pesante a 3 mesi – all’artigiano venne notificato un ordine di esecuzione pena con sospensione di 30 giorni per permettergli di ricorrere al medesimo servizio. L’uomo però, che in quel momento non era seguito da un avvocato, ha erroneamente creduto che gli avvisi si riferissero sempre al primo procedimento per cui era già seguito dall’Ufficio esecuzione. Certo l’artigiano ha commesso una grave leggerezza, che ora sta pagando molto cara. La sera di martedì scorso, infatti, ha ricevuto una telefonata da parte dei carabinieri che gli dovevano notificare degli atti.
Dopo aver salutato moglie e figlia convinto di dover solo ritirare una carta, ha scoperto in caserma che per lui si stavano aprendo le porte del carcere. Solo a questo punto è stato chiesto l’intervento di due avvocati di fiducia, ma la “frittata” era ormai fatta: gli avvocati ora potrebbero chiedere al Tribunale di sorveglianza una misura alternativa come gli arresti domiciliari, oppure la temporanea sospensione dell’ordine di esecuzione. In ogni caso i tempi non saranno brevissimi. Morale? Mai sottovalutare gli atti giudiziari anche se avete commesso una bagatella.