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In merito al dibattito di questi giorni il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), la più ampia rete di comunità di accoglienza italiana, ha promosso una conferenza stampa il 21 marzo alle ore 10 presso la sala stampa della Camera dei Deputati, via della Missione 4 a Roma, per ribadire la necessità di facilitare percorsi alternativi per l’uscita dal carcere, in particolare per le persone con problemi di dipendenza, ma per sottolineare con forza che le comunità non vanno pensate come surrogati degli istituti di pena né come carceri private.

L’inutilità della detenzione per le persone con dipendenze è dimostrata dai dati e dall’esperienza diretta che le comunità vivono nell’accompagnamento di migliaia di cittadini in percorsi di cura che nascono da una scelta consapevole e responsabile. Scelta che in condizioni di detenzione è impedita nei fatti. la detenzione non è lo strumento per facilitare la cura e il percorso di riabilitazione che non può prescindere dal rapporto con il territorio, dalla possibilità di relazioni sociali e di inserimento lavorativo. A livello normativo sono già previsti dei percorsi alternativi alla detenzione che però sono ancora troppo poco utilizzati e non sufficientemente sostenuti a livello economico e culturale (su circa 15.000 detenuti tossicodipendenti solo circa 3.000 hanno avuto accesso all’affidamento nel 2021, dati dalla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia anno 2022 ); e la platea degli aventi diritto è di fatto ridotta da alcune interpretazioni della norma o per l’adozione di procedure consolidate che non si basano su un esplicito riferimento alle leggi vigenti. Riprodurre le logiche e l’organizzazione carceraria in strutture private sui territori non potrebbe far altro che ripetere e moltiplicare i fallimenti del carcere in questo difficile ambito. È da valorizzare invece la professionalità e la motivazione etica e di impegno sociale degli operatori che lavorano nei servizi dedicati alle dipendenze pubblici e privati; l’innovazione e le sperimentazioni di percorsi di cura brevi e finalizzati all’inserimento sociale e lavorativo delle persone coinvolte, favorendo l’estinzione del reato nei casi di successo. Non si risolve il problema del sovraffollamento carcerario moltiplicando gli spazi di detenzione, ma applicando il principio che sancisce la privazione della libertà come extrema ratio e promuovendo il più possibile percorsi di pena alternativi alla detenzione che favoriscano per le persone con dipendenza percorsi terapeutici, che prevedono un rapporto con il reato commesso dal punto di vista della cultura della giustizia riparativa su cui le comunità stanno già lavorando da anni.

Educare, non punire, è la strada maestra.

Alla conferenza sono intervenuti

Caterina Pozzi – Presidente nazionale del Cnca
Stefano Anastasia – garante dei diritti dei detenuti del Lazio e coordinatore dei garanti territoriali
Denise Amerini – Cgil
Stefano Vecchio – presidente Forum Droghe
Susanna Marietti – ass. Antigone
Riccardo De Facci – consiglio nazionale del Cnca
On. Anna Rossomando – Partito Democratico
On. Riccardo Magi – +Europa
Gianluca Peciola – Alleanza Verdi Sinistra