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Traffic non è il classico film d’azione americano. Anche se il trailer proposto dal distributore italiano potrebbe dare questa impressione. Traffic infatti delude il pubblico che arriva in sala per vedere le esplosioni e l’azione pubblicizzate in televisione. Ben presto si comprende come il film sia in effetti una denuncia dell’ipocrisia di chi promuovendo la Guerra alla Droga nei fatti decide di "fare la guerra ai propri figli". Così un Michael Douglas colpito negli affetti più cari, decide di rinunciare alla poltrona di Zar della War on Drugs degli USA, mentre dall’altra parte del confine Benicio Del Toro incarna il lieto fine in quello che, "più che un cedimento all’ happy end, dobbiamo considerare un appello all’impegno civile e alla speranza dettato dall’ottimismo della volontà" (Alessandro Bencivenni su Clarence)

Il film di Soderbergh si rivela dunque un grande film politico. In America addirittura il Lindesmith Center ha deciso di impostare su di esso una grande campagna di sensibilizzazione contro la Guerra alla Droga. Stop the War è un sito che vuole "capitalizzare" il messaggio di Traffic invitando i visitatori a chiedere con un fax (gratuito) al Presidente Bush di nominare un Zar antidroga che ponga termine alla War on Drugs ed ai sui danni.

Traffic ha vinto ben 4 statuette dorate: Steve Soderbergh per la Regia, Benicio Del Toro come Miglior Attore non protagonista, Stephen Gaghan per la Migliore Sceneggiatura non originale e Stephen Mirrione per il Montaggio. Un riconoscimento certamente alle qualità artistiche degli autori, ma che sorprende considerando il messaggio non tanto nascosto. Che sia l’inizio della fine della Guerra alla Droga? Certamente è un peccato che non tutti se ne siano accorti…