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Riceviamo e pubblichiamo questa dichiarazione degli esponenti radicali torinesi Giulio Manfredi e Domenico Massano:
“Rileviamo, innanzitutto, la tempestività con la quale il PM torinese Andrea Padalino interviene pubblicamente sui temi della sicurezza pubblica: un anno e mezzo fa, quando si ventilava la concreta possibilità di aprire una narcosala in città, il suo autorevole intervento in punta di diritto, contrario a tale iniziativa, contribuì non poco al suo affossamento.
Oggi, invece, rispetto alle ronde, Padalino dice SI’, premettendo di non chiamarle “ronde”. Ora, egli converrà con noi che il problema non è se i cittadini Padalino, Manfredi e Massano si mettono d’accordo nel chiamarle diversamente, ma è se chi sta già organizzandosi, con il decreto del governo in tasca, per battere le strade di notte intende il suo ruolo come “civile partecipazione alla difesa della sicurezza collettiva” (per dirla alla Padalino) o come “giustiziere della notte”.
Al riguardo, qui a Torino i precedenti non sono certo tranquillizzanti, dall’incendio doloso del 1° luglio 2000 per il quale l’on. Mario Borghezio della Lega Nord fu condannato in via definitiva a due mesi e venti giorni di reclusione (commutati poi in una multa di 3.040 euro) alle botte ai cittadini tossicodipendenti a Parco Stura.
Vorremmo anche ricordare a Padalino e a tutti che, a Torino, i comitati spontanei di quartiere (che non possono essere sicuramente accusati di simpatie radicali o sinistrorse) si sono dichiarati contrari alle ronde, rivendicando il loro lavoro di questi anni consistente in pure e semplici segnalazioni alle forze dell’ordine.
E non dimentichiamo, non dispiaccia a Padalino, che i comitati si sono dichiarati anche favorevoli alle narcosale, comprendendo come la loro istituzione ridurrebbe il danno non solamente dei consumatori di sostanze ma anche l’insicurezza e la violenza esistente nei quartieri per colpa non del destino cinico e baro ma del monopolio criminale sulla vendita di alcune droghe garantito dal regime proibizionista.
Sia rispetto alle politiche sulle droghe sia rispetto alle politiche sulla sicurezza, è lo Stato che deve intervenire a governare i fenomeni, assicurando la protezione dei cittadini; ogni delega alla sedicente giustizia private non risolve nulla, anzi provoca solamente nuove violenze e nuovi abusi.”.