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TERMOLI — Cinque scatti fotografici. Un immigrato steso a terra e tre vigili. Uno lo tiene bloccato tra le gambe. Un altro per le braccia. Poi lo trascina. Nell’ultimo scatto lo straniero è chinato nel portabagagli dell’auto di servizio. E’ un fermo che ha fatto discutere quello di Abdul Joinal, immigrato trentaduenne del Bangladesh. Alcuni passanti che assistevano alla scena, sabato sera, giorno della sagra del pesce, nel corso di Termoli, hanno inviato al sito internet Primonumero foto scattate con telefonini e e-mail: «Lo straniero non voleva lasciare la sua merce ed è finito a terra — raccontano —, urlava e piangendo chiedeva aiuto, aveva gli occhi terrorizzati. Un ragazzo si è avvicinato agli agenti dicendogli che era un avvocato e che la loro reazione era stata eccessiva. Ma loro hanno trascinato il venditore, assieme alla sua cassetta di legno, fino alla vettura. L’intenzione era quella di infilarlo nel bagagliaio e i vigili hanno cercato di alzarlo di peso, mentre continuavano a tenergli la testa con forza dentro il cofano».

INDIGNAZIONE – La notizia ha sollevato indignazioni e proteste. Rimbalzate anche fuori della cittadina. Ma i protagonisti ridimensionano l’accaduto. «Ma quale aggressione brutale? Lui non voleva che gli prendessimo la cassetta con la merce. E poi non voleva essere portato al comando per l’identificazione. Ma nessuno ha tentato di metterlo nel bagagliaio come hanno scritto. Non lo faremmo neanche con un animale», si sfoga con il Corriere della Sera, Salvatore De Gregorio, uno dei tre vigili coinvolti. E Abdul, ancora dolorante, conferma: «Mi hanno trascinato perché non volevo andare alla questura. Non mi hanno picchiato. Ma mi fa ancora male il collo e la testa che ho battuto sulla macchina. Volevo prendere la valigetta e scappare via. Invece mi hanno preso la roba che vale tanto: 4 mila euro. E adesso devo anche pagare 5 mila euro di multa». Ma perché i passanti hanno parlato di pestaggio?

NESSUN PESTAGGIO – Al comando dei vigili nessuno ha dubbi. I tre colleghi stavano svolgendo il loro lavoro. E a vederli i tre non hanno nulla dei vigili-sceriffi all’americana. A De Gregorio si velano gli occhi: «La mia compagna è un’immigrata marocchina. Mi dispiace, veramente. Non deve succedere. Ma dato che non aveva la licenza dovevamo sequestrargli la merce e identificarlo. Lui ha resistito, si è buttato a terra e ha gridato come se avesse un coltello nella gola». Ma perché trascinarlo? «Dobbiamo controllare se è clandestino, se la merce è rubata, non potevamo lasciarlo andare». Il sindaco, Vincenzo Greco, di una giunta di centrosinistra, difende i vigili. Il gruppo cittadino di Rifondazione attacca. Ma Abdul, che ieri sera è tornato a Termoli, sembra preoccupato solo di una cosa: «A Dakha ho mia moglie e due figli: Hera, di 5 anni, e Hemo, di 3. Sono qui per lavorare e mandare i soldi a loro. Ma ora non ho più la merce. Come pago la multa?».