Tempo di lettura: 3 minuti

Alcuni legislatori ritengono la Salvia divinorum una pianta pericolosa. Una dozzina di Paesi l’ha già vietata, compresi Australia e Belgio. In più parti degli Stati Uniti, chi vende questa pianta rischia multe e perfino la galera. Ma è ancora legale in Canada. In alcune città canadesi, alcuni negozi si spingono fino ad appendere un cartello in vetrina con scritto “Qui si vende salvia”.
Anche se molti politici hanno adottato un approccio proibizionista, non ci sono dati scientifici sufficienti che dimostrino effetti a lungo termine sulla salute di chi ingerisce il principio attivo della pianta, il Salvinorin A. Alcuni ricercatori che studiano questa pianta – che potrebbe rivelarsi utile nel trattamento delle malattie mentali – temono che i divieti possano ostacolare irrimediabilmente i loro studi. Sostengono che la Salvia non sembra creare dipendenza. Né la polizia sembra troppo preoccupata.

“Health Canada (il sistema sanitario nazionale canadese, ndr) ha ricevuto un numero limitatissimo di segnalazioni relative alla Salvia divinorum da parte delle forze di polizia. Nessuna di queste descrive la Salvia divinorum come un pericolo per la salute e la sicurezza pubblica,” spiega la portavoce dell’Health Canada, Gary Holub. In ogni caso, Health Canada sta raccogliendo informazioni sulla diffusione e le modalitò del consumo di questa pianta da parte dei canadesi. Da anni raccoglie dati e statistiche per stabilire se debba o meno essere regolamentata o proibita.

“Sono stati effettuati pochi studi scientifici sugli effetti fisici e psicotropi della Salvia divinorum. E’ quindi difficile stabilire il rischio di dipendenza e di abuso associato ad essa “, scrive Holub. “Health Canada invita ad evitare l’uso di questa sostanza, perché si sa molto poco sui danni che può causare all’uomo dal punto di vista fisico e mentale”.
In Messico la Salvia divinorum è stata usata per secoli dagli indiani Mazatechi e Oaxaca. Nei primi anni ’60 dello scorso secolo, Gordon Wasson, un antropologo americano, è stato il primo scienziato a studiarla. Nei primi anni ’80, un ricercatore messicano ne ha isolato il principio attivo. Solo negli anni ’90 si è iniziato a estrarre il principio attivo per aggiungerlo alle foglie fresche di Salvia divinorum. Sono proprio queste foglie modificate che oggi vengono vendute, spesso su Internet, e consumate in sigarette o in pipe. Negli Stati Uniti, circa 1,8 milioni di persone l’ha provata, secondo il ‘2008 National Survey on Drug Use and Health’. Gli effetti, quasi istantanei se la sostanza è inalata, sono di breve durata e tutt’altro che lievi.

“E ‘il più potente allucinogeno naturale”, spiega il dottor Bryan Roth, direttore di progetto del ‘National Institute of Mental Health Psychoactive Drugs Screening Program’. “In potenza è equiparabile all’LSD”. Nel 2002, Roth ha scoperto che il Salvinorin A ha una struttura chimica che differisce da qualsiasi altro allucinogeno, naturale o sintetico (PNAS 2002; 99: 11934-9). Ha anche constatato che non attiva il recettore della serotonina responsabile del l’effetto psicotropante, meccanismo tipico invece di altri allucinogeni. Proprio per le sue proprietà uniche, il Salvinorin A potrebbe essere utile per curare malattie che alterano la percezione, come schizofrenia e disturbo bipolare.

“Ogni volta che scopriamo sostanze che alterano lo stato di coscienza, speriamo di poterle utilizzare per creare farmaci più efficaci contro le malattie mentali”, spiega Roth, professore presso la University of North Carolina di Chapel Hill negli Stati Uniti.
Queste sue ricerche però potrebbero essere pesantemente ostacolate da un eventuale -e probabile- divieto, con la conseguente criminalizzazione della sostanza da parte della US Food and Drug Administration. Proprio come avvenuto per la cannabis, una delle sostanze più efficaci contro numerose patologie, ma usata raramente a causa di leggi proibizioniste. Tali leggi non hanno effetti solo sugli adolescenti che cercano di cavalcare un unicorno viola, ma anche sui laboratori di ricerca. L’eventuale divieto “renderà i nostri studi molto difficili”, dice Roth. “Non impossibili, ma certamente ostacolerà la ricerca medico-scientifico”.