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Per marcare un anno dalla decisione della Commissione Droghe dell’Onu che ha cancellato la cannabis dalla IV tabella della Convenzione del 1961 anche con il voto favorevole dell’Italia, 150 associazioni, tra cui l’Associazione Luca Coscioni, EUmans, Science for Democracy, Meglio Legale, Società della Ragione, Forum Droghe si appellano al governo affinché il processo di redazione e diffusione delle linee guida internazionali sulla pianta sia reso trasparente e inclusivo e non torni a porre ostacoli ai progressi che caratterizzano le decisioni di decine di paesi.

“Ci appelliamo al Governo, nella persona del Ministro Luigi Di Maio perché chieda trasparenza e partecipazione inclusiva al processo di sviluppo delle Linee guida. Siamo pronti a lavorare in modo costruttivo con il Segretariato delle Nazioni Unite e l’INCB (Giunta internazionale per gli stupefacenti) , per raggiungere questo obiettivo e garantire che nessuna competenza ed esperienza venga lasciata indietro”.

Tra il 2016 e il 2020 infatti si è svolto un complesso processo che ha portato a un accordo tra gli Stati membri delle Nazioni unite per modificare la tabellazione di “cannabis” e “resina di cannabis” all’interno della Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961 riforma avvenuta esattamente un anno fa.

“Purtroppo –continuano i rappresentanti delle associazioni – , dal 2021, l’INCB ha sviluppato delle Linee guida in completa opacità sollevando preoccupazioni sulla legittimità e la portata del processo, con un mandato oscuro e rischi di conflitti di interesse. Pur non essendo vincolanti, le linee guida andranno a influenzare e modellare il commercio e la produzione di quella che è una medicina tradizionale a base di erbe e una pianta indigena in molte regioni del mondo.  La mancanza di trasparenza e responsabilità, insieme alle controverse posizioni assunte dall’INCB in materia, rischiano di depotenziare la decisione della Commissione droghe dell’Onu dell’anno scorso”.

“Le riunioni dell’INCB sono a porte chiuse; non vengono pubblicati i verbali; c’è maggiore segretezza che per il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Per questi motivi riteniamo che, quando l’INCB si riunirà per la sua 133a riunione nel febbraio 2022, dovrebbero essere adottate misure per garantire un processo trasparente che includa anche la società civile, in linea con l’obiettivo per lo sviluppo sostenibile n.16. Per questo chiediamo all’Italia di farsi portatrice di queste richieste in tutte le sedi ufficiali competenti.”