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«Una vicenda inquietante, alla quale bisogna dare al più presto una risposta, per fare chiarezza e accertare eventuali responsabilità. Serve verità per fare piena luce sulla vicenda e per dare risposte alle dolorose domande della famiglia di Stefano Cucchi. È giusto che anche il Comune di Roma e il Garante per i detenuti, facciano quanto gli compete, pretendendo dai ministri della Giustizia e dell’Interno un rapido accertamento dei fatti e qualora venissero riscontrate responsabilità soggettive, costituirsi parte civile in un eventuale processo». Lo dichiara il consigliere del Pd al Comune di Roma, Athos De Luca, che ha presentato oggi al Sindaco un’interrogazione urgente. «A quanto dicono i familiari, aveva già gli occhi pesti il mattino dopo l’arresto, Stefano Cucchi, 31 anni. Morto dopo quattro giorni di ricovero nel reparto penitenziario del Pertini. Il viso sfigurato, due vertebre rotte. I familiari non lo hanno potuto vedere. Poi – conclude – i carabinieri di Tor Pignattara hanno bussato a casa loro per dire che Stefano era morto, in ospedale».

La deputata Radicale-Pd membro della Commissione Giustizia, Rita Bernardini, «ha presentato un’interrogazione urgente ai ministri della Giustizia e della Difesa sul caso di Stefano Cucchi, il detenuto 31enne morto in circostanze poco chiare presso l’ospedale Pertini di Roma nella notte tra le 22 e il 23 ottobre scorsi. L’uomo era stato arrestato dai carabinieri per possesso di stupefacenti nella notte tra il 15 e 16 ottobre. Al momento del fermo, secondo i familiari, era in buona salute ma il giorno successivo, all’udienza per direttissima, il padre aveva notato tumefazioni al volto e agli occhi del figlio. Nonostante i fatti contestati a Cucchi non fossero di estrema gravità, all’uomo non sono stati concessi gli arresti domiciliari e alla famiglia non è stato permesso di vederlo fino al giorno 23 ottobre, quando l’uomo era già deceduto presso il reparto detentivo dell’ospedale Pertini. I familiari hanno potuto rivedere Stefano Cucchi solo all’obitorio, per il riconoscimento, e in quella sede si sarebbero trovati davanti a un ‘volto devastatò, che ai consulenti di parte è stato impedito di fotografare». Rita Bernardini «si è dunque rivolta ai ministri Alfano e La Russa per chiedere di fare chiarezza, negli ambiti di rispettiva competenza, sulle circostanze che hanno portato alla morte del detenuto 31enne e di prendere provvedimenti nei riguardi di eventuali responsabili». La deputata radicale «ha inoltre ribadito al ministro della Giustizia l’urgenza di un’indagine conoscitiva sui decessi in carcere che stanno in modo drammatico scandendo il tempo dell’illegalità penitenziaria italiana». «Mentre diramiamo questo comunicato, infatti, ci giunge notizia che un altro ragazzo, un rumeno di 24 anni si è suicidato impiccandosi nel carcere di Tolmezzo. La notizia è stata confermata dalla direttrice Silvia Della Branca che ancora una volta, come tutti i direttori dei penitenziari italiani, ha stigmatizzato l’insostenibile carenza di personale», conclude.