«Lo Stato mi deve spiegare come è morto mio fratello. E come è potuto accadere che né io né i miei genitori siamo riusciti a vederlo per sei giorni. E soprattutto perché ci è stato impedito di sapere per quale motivo era stato portato in ospedale. Quando l´ho visto era irriconoscibile».
Ilaria Cucchi, 35 anni, è sconvolta dalla morte del fratello, Stefano 31 anni, avvenuta, sembra per arresto cardiaco, in circostanze non chiare all´ospedale Pertini dopo le manette la notte fra il 15 e il 16 ottobre per il possesso di 20 grammi di sostanze stupefacenti. Il funerale di Stefano c´è stato ieri nella chiesa di Santa Giulia in via Filerete a Torpignattara. Il giovane pesava 37 chili, 42 quando è stato arrestato.
Da giovedì 15 notte per i genitori è cominciato un incubo: hanno visto Stefano l´ultima volta in buona salute all´una, accompagnato a casa dalle forze dell´ordine per una perquisizione. I carabinieri che lo hanno arrestato lo hanno avuto in consegna poco tempo: «Lo abbiamo portato in caserma in una camera di sicurezza, alle 5 del mattino abbiamo chiamato il 118 perché stava male, ma non ha voluto essere curato, si è svegliato alle 9,20 e lo abbiamo accompagnato per il rito direttissimo e consegnato alla polizia penitenziaria».
Denunciano le circostanze anomale della morte, Luigi Manconi, presidente di “A Buon diritto”, e Patrizio Gonnella, presidente di “Antigone”. «Quando il ragazzo è stato arrestato stava bene. La mattina dopo all´udienza il padre nota delle tumefazioni sul viso – sottolinea Manconi – ai genitori non viene concesso di vederlo. Da Regina Coeli viene trasferito al Pertini. Ottengono un´autorizzazione per il 23. Ma è troppo tardi. Il ragazzo muore il 22 notte. Non sappiamo di chi sia la responsabilità di tutto questo, ma vogliamo sapere cosa è successo». Ilaria Cucchi vuole andare a fondo alla vicenda ed ha incaricato di seguirla l´avvocato Fabio Anselmo, che si è occupato di un caso simile, quello di Federico Aldrovandi, a Ferrara.