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L’Unione Europea sta preparando il prossimo Documento Strategico sulle droghe, che sarà la base delle azioni dell’Europa per otto anni, dal 2013 al  2020.

È noto che le politiche specifiche sul tema delle droghe sono competenza stretta degli Stati Membri e che su questo terreno esistono marcate differenze che vanno dalle scelte storicamente basate sulla proibizione più serrata tipica dei Paesi Nordici (Svezia in primo luogo, poi importata in Italia), a Paesi che hanno fatto scelte più variate ed equilibrate.

Ma l’Unione Europea ha un suo spazio di manovra: il coordinamento tra gli Stati, la valutazione comparata delle politiche, la ricerca, la raccolta e l’elaborazione comparata dei dati (attraverso l’Osservatorio di Lisbona).

Il Documento Strategico è accompagnato da due piani di azione quadriennali che declinano le priorità concrete a livello europeo.

Per il Piano Strategico che sarà approvato entro la fine di quest’anno, la Commissione ha aperto una consultazione che, per la prima volta, ha incluso anche il Civil Society Forum on Drugs (Csfd) , che comprende 35 organizzazioni di varia natura . Il Csfd mira a favorire lo scambio di informazioni tra i partecipanti e la Commissione, ad accompagnare la valutazione dei Piani di Azione e a supportare la Commissione proprio nella identificazione delle scelte.

Recentemente è stato pubblicato il documento che il Forum ha approvato (con la sola eccezione di una delle organizzazioni) e che la Commissione Europea ha assunto come suggerimento per la definizione del Piano. Il documento è centrato su alcune indicazioni prioritarie, fra cui fondamentale  è l’approccio trasversale ai fenomeni dei consumi, che include sia i temi della salute, che dell’educazione, che della partecipazione dal basso e da parte delle comunità locali.

Povertà, deprivazione, disuguaglianze sociali, discriminazione e stigma vengono considerati elementi che facilitano il consumo problematico: si chiedono perciò azioni decise per ridurne la portata.

Si suggerisce di ampliare l’offerta degli interventi in campo sociosanitario, dando tra l’altro il giusto valore alla riduzione del danno e al reinserimento sociale.

Si chiede di prendere in considerazione le alternative alla mera azione penale verso i consumatori e si ribadisce l’importanza di efficaci alternative al carcere per i tossicodipendenti. Gli interventi in carcere dovrebbero essere in continuità con quelli disponibili sui territori; allo stesso tempo si denuncia che i trattamenti in carcere non hanno ancora raggiunto un livello accettabile.

Un accento particolare è riservato al rispetto dei diritti umani dei consumatori e dei tossicodipendenti. Infine, il Csfd chiede il massimo sforzo per monitorare e valutare gli interventi.

Il documento contiene quattro allegati contenenti le posizioni su cui non è stato trovato l’accordo generale. Il più importante raccomanda la depenalizzazione del possesso di droga per uso personale, sottoscritto da International Drug Policy Consortium (una rete mondiale di 91 associazioni) e da altre 19 organizzazioni europee (fra cui Encod, Itaca e Parsec).

Lo sforzo del Csfd è ora a disposizione del Consiglio e della Commissione Europea. E’ un calzante esempio di azione collettiva e unitaria di partecipazione su un tema controverso, difficile e drammatico come quello delle droghe.